CARTEGGIO FRA SR JOHNSON E ARCIVESCOVO DI WASHINGTON. E IL CONFLITTO SI INASPRISCE

CARTEGGIO FRA SR JOHNSON E ARCIVESCOVO DI WASHINGTON. E IL CONFLITTO SI INASPRISCE

36382. WASHINGTON-ADISTA. Sta assumendo toni sempre più aspri la
controversia – diventata ormai aperto conflitto – tra la commissione
dottrinale dei vescovi statunitensi, capitanata dal card. Donald Wuerl,
arcivescovo di Washington, e la teologa suor Elizabeth Johnson, della
congregazione di S. Giuseppe, docente di Teologia sistematica alla
gesuita Fordham University di New York, il cui libro del 2007 Quest for
the Living God: Mapping Frontiers in the Theology of God
(apprezzatissimo e utilizzato in numerose università cattoliche) è stato
accusato di non essere conforme alla dottrina cattolica (v. Adista nn.
30, 32, 35, 46, 48/11).

  La Johnson, che aveva inviato ai vescovi, nel giugno scorso, una articolata difesa del proprio scritto in cui affermava che il libro era stato frainteso, male interpretato e mal rappresentato dalla commissione (la quale inoltre non aveva ottemperato, nel trattare il caso, alle proprie linee guida che avrebbero previsto l’avvio di un dialogo con il teologo “inquisito” prima di arrivare alle conclusioni dell’indagine), ha ricevuto, l’11 ottobre scorso, una risposta in 11 pagine in cui i vescovi della Commissione sostanzialmente ribadiscono il loro punto di vista, senza apportare alcuna variazione al loro giudizio, affermando che la Johnson, nella sua difesa, non avrebbe affatto dimostrato «che la commissione ha frainteso o mal interpretato il libro». Il 28 ottobre, la Johnson ha risposto ai vescovi con una lettera in cui afferma di aver letto con “tristezza” la dichiarazione dei vescovi: «Voglio chiarire in modo assoluto – ha scritto – che nulla, in questo libro, si trova in dissenso rispetto alla fede della Chiesa su Dio rivelato in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito». Per i vescovi, sono sette le aree problematiche del libro, tra cui l’inclusivismo del linguaggio, che  comprende anche immagini femminili di Dio; l’espressione della teoria evolutiva, che non può esaurire la comparsa della vita umana; una visione “panenteistica” di Dio (“tutto è in Dio”) che impedirebbe un’adeguata presentazione della trascendenza divina. La difesa della Johnson, però, manifestava la volontà di discutere «importanti questioni relative alla natura della fede, della rivelazione, del linguaggio biblico e della teologia in sé», convinta che «la discussione su temi tanto fondamentali possa chiarire il contenuto del libro e i punti in cui è stato mal rappresentato»,  ma «la commissione non ha affrontato queste questioni, non è arrivato alcun invito ad incontrarci e a discutere». La nuova lettera dei vescovi, aggiunge la teologa, «estrapola frasi e, nonostante le mie chiarificazioni scritte, le fa arrivare a posizioni che non ho mai assunto e che non assumerei mai. La lettura della commissione proietta significati, svela insinuazioni e distorce il testo in modo tale che in alcuni casi non riconosco il libro che ho scritto. Questa dichiarazione traccia un’immagine erronea della linea fondamentale di pensiero che il libro sviluppa». In sostanza, conclude, «mi ritengo responsabile di ciò che ho detto e scritto e, se ciò contraddice la fede, resto disponibile a correggermi. Ma non ho intenzione di prendermi la responsabilità di ciò che il libro non dice e che io non penso».

Inviti senza appuntamento
Suor Elizabeth lamentava inoltre, nella sua risposta, la mancanza dell’avvio di un dialogo con la commissione, nonostante si fosse dichiarata disponibile ad un incontro. E su questo punto si è scatenato il finimondo che ha ulteriormente inasprito il conflitto. In un comunicato pubblicato lo stesso 28 ottobre sul sito della Conferenza episcopale, infatti, il card. Wuerl  afferma di aver offerto la possibilità di un colloquio alla teologa in tre occasioni, l’ultima delle quali due giorni prima. Tali offerte, si legge, sono state espresse il 22 luglio e l’11 ottobre, quindi in una conversazione telefonica e, successivamente, in una mail del 26 ottobre. Suor Elizabeth, afferma il cardinale, «non ha risposto a nessuna di queste offerte». «Ripeto la mia offerta come presidente della Commissione dottrinale di incontrare suor Johnson. Come religiosa e teologa è un apprezzato membro della Chiesa. Il suo obiettivo di aiutare le persone a giungere ad una migliore comprensione di Dio è un obiettivo che condividiamo».
Durissima la risposta della teologa, che, in una lettera inviata al card. Wuerl il 30 ottobre, di cui il magazine Commonweal ha ottenuto una copia pubblicandola sul proprio blog, insieme ai link all’intera corrispondenza, smentisce clamorosamente e in modo inattaccabile le affermazioni del cardinale: «Ma per favore!», si spazientisce la Johnson. «Se lei mi avesse invitato ad incontrare la Commissione dottrinale per discutere le sue posizioni sul mio libro, sarei stata lì in un lampo». Il fatto è che questo invito non è mai arrivato: il 22 luglio, infatti, Wuerl aveva scritto che «Il prossimo incontro della Commissione è per settembre e al più presto dopo l’incontro la informerò. Accoglierei con favore l’opportunità di incontrarla»: «Non è un invito», replica suor Johnson, «ma un’indicazione del fatto che la Commissione avrebbe deliberato senza incontrarsi con me e che lei mi avrebbe incontrata dopo».
Quanto al presunto secondo invito dell’11 ottobre, si tratta in realtà della comunicazione da parte di Wuerl della conclusione dello studio sul libro e del fatto che esso sarebbe stato reso pubblico il 28. In coda egli afferma: «Avevamo parlato della possibilità di incontrarci di persona. Rinnovo la mia offerta a farlo, se lei lo desidera». Di nuovo: non è un invito a discutere i temi controversi del libro, dal momento che la commissione ha già concluso il suo lavoro, osserva la Johnson.
Il “terzo” invito, del 25 ottobre, proviene dal segretario di Wuerl, che rinnova l’offerta di quest’ultimo a incontrare la teologa «prima che la risposta della Commissione sia resa pubblica». La mail dell’11, spiega la Johnson, non le era pervenuta prima del 25, essendo lei, attualmente, in ritiro sabbatico; tuttavia, in essa Wuerl non parlava affatto di un incontro prima della pubblicazione poiché si trattava di un’offerta generica, senza scadenze. Alla quale la Johnson ha risposto in modo affermativo, dando la propria disponibilità a un incontro «una volta che le acque si siano calmate».
Ciò non toglie che la teologa sia infuriata: «Da questa documentazione, card. Wuerl, può vedere perché sono inorridita dall’accusa fatta sul sito della Conferenza episcopale, secondo cui non ho risposto a nessuna delle offerte», gli scrive il 30/10. «Non ho mai ricevuto un’offerta di incontro per una data precisa, o con un protocollo o un’agenda che avrebbe garantito una discussione seria sui temi del libro. Inoltre, lei sa che sono in ritiro sabbatico. Dire di aver cercato di raggiungermi telefonicamente e per email e che io non ho risposto è palesemente e sfacciatamente falso, perché la documentazione dimostra che ho sempre risposto il giorno successivo; essa mostra anche che lei mi ha ringraziato della risposta». E conclude, in modo raggelante: «Per il bene della sua reputazione di persona onesta, e per il bene della Chiesa che non ha bisogno di altre controversie, la sollecito a rimuovere il comunicato del 28 ottobre dal sito. Purtroppo, se i giornalisti cominciano a fare domande mi sentirò in dovere di pubblicare questa documentazione per chiarire la situazione, ma preferirei non farlo. Lasciamo calmare le acque». (ludovica eugenio)
 
da: Adista Notizie n. 82 del 12/11/2011