La finestra teologica 89 di Lucia Magrini

“Secondo una delle possibili etimologie, Betania in ebraico significa “Casa dei datteri”. Betania è la casa dell’albero della Vita, del progetto di Dio, della vita vissuta in comunità di uguali, senza signori né servi, senza maggiori né minori; una vita vissuta al servizio e in obbedienza dell’amore, soprattutto dei poveri.

Erano molte lune che Gesù non appariva in quella regione del sud chiamata Betania. Alcune persone del gruppo di Gesù dicevano che il posto della donna non era il diaconato, il coordinamento della comunità, il ministero della Parola e la Frazione del pane. Dicevano che la donna doveva restare a cucinare ed ascoltare. C’era perfino gente che sosteneva che la donna non dava mai sicurezza perché finiva sempre per litigare con un’altra donna. Gesù andò a casa di Marta. Il suo cuore era bagnato di tristezza. Aveva sempre desiderato nel suo gruppo un discepolato di persone uguali, uomini e donne che vivessero l’amore e il servizio ai poveri. In quel momento si ricordò di una parola: dabar, “ciò che dice avviene”. Parola ascoltata e detta. “Maria, Marta, donne, non abbiate paura. Continuate a vivere, ascoltare ed annunciare la parola che genera vita nuova. Nuove relazioni! Una Chiesa e una società di uguali! E’ la fine del potere violento del patriarcato. Marta non disperare1 Annuncia la parola che distrugge l’idolo del potere. Parola che riscatta la memoria dei piccoli. Maria ha scelto la parte migliore. Siate dubbiose, affinate l’udito del cuore per riconoscere le storie nascoste, soffocate, spente”.

(M.S. Buscemi, Le tredici lune, la memoria occultata delle donne nei Vangeli, EMI, Bologna 2011, p. 56.

Dubitare, atteggiamento della spiritualità dell’anima e del corpo? Dubitare per poter ascoltare?