Teologia della Liberazione: assedio finito? I dubbi e le speranze dei teologi latinoamericani

DOC-2539. ROMA-ADISTA. Tra il Vaticano e la Teologia della Liberazione pare che ci sia proprio aria di pace. L’assedio implacabilmente mantenuto alla TdL sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI è sembrato allentarsi già con la nomina di Gerhard Ludwig Müller alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede: amico di uno dei fondatori della corrente teologica latinoamericana, il peruviano Gustavo Gutiérrez (la cui ortodossia è stata peraltro certificata dallo stesso Ratzinger, in seguito a un non irrilevante percorso di revisione da parte del teologo), il nuovo prefetto aveva nel suo biglietto da visita affermazioni decisamente favorevoli alla TdL, la quale, a suo giudizio, è «ortodossa perché è ortoprassica» e «ci insegna il modo giusto dell’agire cristiano, perché procede dalla vera fede».
Ci ha pensato poi papa Bergoglio, con il suo auspicio di «una Chiesa povera e per i poveri» e con il suo stile semplice e sobrio a suscitare l’entusiasmo di vari teologi della liberazione, i quali – malgrado i suoi scritti e le sue pratiche pastorali (nonché la sua condotta nei confronti delle vittime del regime militare argentino) fossero andati fino ad allora in un’altra direzione – hanno voluto cogliere nelle parole e nei gesti del nuovo papa non tanto una forma di adesione alla TdL quanto una traduzione concreta di quanto tale teologia ha sempre sostenuto. Servono tuttavia passi concreti per valutare la fondatezza o meno di tali entusiasmi, come quello che ha chiesto a papa Bergoglio mons. Pedro Casaldáliga per il tramite di Adolfo Pérez Esquivel. Come riporta infatti Religión Digital (27/6), il Premio Nobel argentino, prima della sua udienza con il papa, ha chiamato il vescovo emerito di São Felix do Araguauia, il quale ha approfittato dell’occasione per trasmettere a Bergoglio due richieste: che difenda gli indigeni e che riabiliti i teologi della liberazione perseguitati e condannati.
«È vero – ha dichiarato Pérez Esquivel dopo il suo incontro con il papa – che vi sono stati problemi con molti teologi della liberazione. Bisogna rivedere molte cose. Le teologie non sono mai definitive, sono cammini da costruire». Quanto alla risposta che darà Bergoglio, il Premio Nobel si è mantenuto prudente: «C’è tempo per tutto, sono passati appena 100 giorni dalla sua elezione. Non sono facili i cambiamenti in Vaticano. Bisogna aspettare. Non attendiamoci cambiamenti improvvisi, perché non ci saranno». Tuttavia, Pérez Esquivel si è detto convinto che il papa «promuoverà la riconciliazione con la Teologia della Liberazione. Il papa è un pastore, altri sono stati dei funzionari. Questa è la differenza».
Il tema del rapporto tra Bergoglio e la TdL continua pertanto ad essere al centro di analisi e dibattiti. «In passato – scrive per esempio il gesuita Jorge Costadoat Carrasco, professore della Pontificia Università Cattolica del Cile e direttore del Centro Teologico Manuel Larraín (Reflexión y Liberación, 24/6) – Jorge Mario Bergoglio è stato contrario alla Teologia della Liberazione? Probabilmente in più di un punto. Attualmente, papa Francesco è un avversario di questa teologia? L’impressione è che non lo sia». E il fatto che tanti teologi della liberazione si siano identificati con il nuovo papa, vedendo in lui «qualcuno che punta sui poveri», è, secondo il gesuita, sicuramente un segnale di grande importanza.

Ma c’è anche chi ritiene che lo stile di papa Bergoglio richiami una prospettiva completamente distinta dall’approccio antisistemico della TdL. Secondo Maciek Wisniewski (La Jornada, 21/6), per esempio, la cifra dell’austerità del papa riflette «una critica “morale”» agli «“eccessi” di imprese, banche e mercati» che finisce per rivelarsi completamente innocua rispetto alla necessità di «una soluzione politica alla crisi»: «Papa Francesco – afferma – critica il culto del denaro (“vitello d’oro”), ma non mette in discussione la nostra fede nel capitalismo».Sui segnali di un diverso atteggiamento in Vaticano rispetto alla Teologia della Liberazione e sulla loro reale consistenza si sofferma anche il teologo colombiano Héctor Alfonso Torres Rojas, il quale, tra l’altro, interpreta come un segno del favore papale verso la TdL la scelta di fare dono alle autorità latinoamericane ricevute in udienza del documento della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano, svoltasi ad Aparecida nel 2007 (che tuttavia, al di là del recupero formale di alcuni elementi chiave, riflette una prospettiva ecclesiocentrica e autoreferenziale quanto mai distante dal regnocentrismo su cui pone l’accento la Teologia della Liberazione). Di seguito il suo articolo (Redes Cristianas, 30/6), in una nostra traduzione dallo spagnolo. (claudia fanti)