Editoriale [ Tre misure di farina ]

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di Cristina Simonelli
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Un saluto estivo, di bilancio e insieme già di progetto per la ripresa autunnale, sta bene con l’idea della farina impastata dalla donna della parabola (Mt 13,33), senza la pretesa di attribuirsi la funzione del lievito. E’ piuttosto l’insieme che può raffigurare la stagione CTI che abbiamo alle spalle e quella che sensatamente possiamo iniziare a progettare. L’attività comune ha avuto, come negli anni passati, il suo centro in Assemblea e Seminario: parte dei materiali (relazione Parmentier e Cantiere vita consacrata) sono reperibili nel sito. Intorno a tutto questo si è svolto anche un anno di lavoro, realizzato in primo luogo attraverso una rete fatta di “convegni, conferenze incontri” con tutto quello che ne consegue, come contatti ed elaborazione di temi e testi. Fra questi mi sembra importante ricordare prima di tutto i lavori collettivi, che sono un po’ uno specchio di noi, delle nostre fatiche e dei nostri metodi. Non sono infatti enciclopedie e conservano una forte relazione con le pratiche in cui si sono sviluppati: insisto nel ricordare Corpo a Corpo (Effatà 2015: Festival Biblico 2014) e Una chiesa di donne e uomini (Camaldoli 2015: Vita Monastica 1/2015). Avrei inoltre l’audacia di proporre come lavoro comune anche lo scambio “a distanza” (abbastanza ravvicinata, tuttavia) con papa Francesco, realizzato attraverso il nostro sito, gli interventi su www.eancheilpaparema.it e attraverso la guida di lettura a Laudato si’ (Piemme 2015), che trascina con sé, nel pregio e nel limite, il Coordinamento delle Teologhe Italiane.

Anche questo anno, come lo scorso e anche di più, è stato occupato in parte dal tormentone gender, che ha conosciuto punte estremamente polemiche ma anche occasioni di scambio tra colleghe e colleghi: alcuni non sono documentabili, ma segnalo almeno il testo troppo poco ripreso di Pierdavide Guenzi (Sesso/genere: oltre l’alternativa, Cittadella 2011) e quello di Aristide Fumagalli (La questione gender. Una sfida antropologica, Queriniana 2015) che sotto la rubrica “L’assunzione critica della prospettiva di genere” (pp. 67-73), recepisce e recensisce la anche la produzione CTI.

Noi restiamo comunque coinvolte nella crescita esponenziale di un dibattito accanito e non sempre lucido, sfuggito ormai in larga parte alle discipline filosofiche e teologiche per coinvolgere aspetti giuridici e pedagogici in un groviglio di psicopolitica. Con determinazione tuttavia alcune tra di noi stanno proseguendo nello scavo critico del tema e dei suoi risvolti, cercando posizioni argomentate e pacifiche, scevre da “pacchetti ideologici” da accogliere o rifiutare in blocco.

In questa prospettiva, pur non praticando risposte veloci sui social, non possiamo non unire la nostra voce alla condanna e allo sconcerto per le esternazioni confuse, farneticanti e violente, di Kiko Arguello al Family day: la cui sostanza (la lettera è facilmente reperibile su Youtube) è che si capisce che un uomo per il dolore causato dall’abbandono metta in atto l’impulso di uccidere la ex moglie e anche i figli. Sullo sfondo di questa scena horror, la considerazione assolutamente gratuita che l’uomo è ateo e la donna lo ha lasciato per una compagna. Non avrebbe bisogno di altro commento e forse neanche di ulteriore pubblicità, se non ci fosse anche chi prova a difenderlo!

Molta farina impastata, dunque, ancora molta altra ne rimane: oltre le attività estive, che sono spesso luoghi di riflessione ma anche di lavoro, tra convegni di studio e esercizi spirituali, si profila un autunno caldo a livello ecclesiale, soprattutto per il Sinodo e per quanto lo accompagnerà e seguirà, compreso l’anno giubilare, con le sue potenzialità e le relative croniche aporie. In mezzo anche il Convegno Ecclesiale di Firenze, con le fatiche che sta registrando ma anche con l’impegno che le diocesi (alcune.. altre no!) stanno mettendo per aggiornare linguaggi e schedari e seguire l’impianto attuale, vicino ai temi dell’Evangelii Gaudium. In tutto questo, anche se non abbiamo ruoli o compiti specifici, saremo certo testimoni implicate, lasciandoci a nostra volta coinvolgere nell’impasto comune.

Cristina Simonelli