Finestra Teologica 93

“Un Dio amoroso un Dio in comunione, che si fa per noi solidarietà nella carne e nel sangue, nel dolore e nella morte. Un Dio che sconfigge la morte e ci sigilla col suo Spirito, ma non per questo ci emancipa dal mondo, anzi ci chiede di abitarlo e di condurlo a pienezza. Il mondo nella sua fragilità diventa paradigma della nostra fragilità. La fede cristiana non è delirio di onnipotenza, ma confessione, spes contra spem, di un Dio che ha fatto propria la debolezza creaturale, solo così divenendo solidale al creato e alle creature. Ovviamente non si tratta di ricondurre forzatamente il mondo a valori cristiani, si tratta, riconoscendolo come luogo del proprio accadere e del proprio abitare, di sancirne l’autonomia, il valore intrinseco, previo e altro da ogni interpretazione credente. Insomma la Chiesa che vorrei è solidale al mondo, al tempo stesso la Chiesa che vorrei non impone al mondo le sue regole. Il che vuol dire che non è la teologia a dover stabilire confini e steccati, a dover emettere giudizi, a dover battezzare a ogni costo ciò che ha leggi proprie e altre, non necessariamente identiche né necessariamente parallele”.

C.Militello, Il sogno del Concilio, EDB, Bologna 2010, pp.42-43.

 

Gli angeli vanno a dare l’annuncio fuori dagli steccati del Tempio, essi recano l’annuncio ai pastori, a ciò che è pagano. Quale richiamo giunge a noi Chiesa di oggi, in questo ‘annuncio’ del primo Natale?

Magrini Lucia