GRANDE SEMINARIO 2016: VIOLENZA

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Violenza: era là dall’inizio? Non possiamo saperlo. Quello che possiamo fare è vedere il suo dispiegarsi negli eventi di cui siamo partecipi, osservare quando e come attraversa il mondo che viviamo e le nostre anime. Possiamo constatare che accade quando le mediazioni vengono meno. Le guerre, ad esempio, si scatenano quando non c’è più spazio di contrattazione tra le parti. Oggi le guerre diffuse, di cui fanno parte anche la maggior parte degli attentati, mostrano che lo spazio di contrattazione si è ridotto a quasi nulla. Molti uomini muoiono. Le donne subiscono la violenza della guerra due volte, per le armi e per la violenza maschile in guerra, contro i loro corpi.

Non solo c’è violenza quando non ci sono più mediazioni efficaci ma anche quando queste si rovesciano nel loro contrario. Il linguaggio, la prima e più importante forma di mediazione in quanto forma di scambio e contrattazione, può rovesciarsi nel suo opposto quando le parole sono troppe, si elidono a vicenda, sono usurate, non circola autorità. La violenza allora ne è il risvolto. Così le leggi – altra mediazione -, quando proliferano in modo estenuante, fuori misura e sovrapponendosi, lasciano spazio alla violenza.

Le donne hanno un udito fine nei confronti della violenza dell’anima propria e altrui e sanno della violenza maschile latente, potenziale sul loro corpo.

Sappiamo parlare di violenza solo se ne parliamo da un luogo dove abbiamo esperienza di relazioni di fiducia e di una lingua che apre spazi di vivibilità, che ci sostengono nell’accogliere il fatto doloroso che la violenza c’è e ci tocca. Quando ne siamo completamente coinvolte, rimaniamo nel mutismo. Non c’è sguardo, racconto. Non c’è storia.

La violenza è reale. Ed è reale anche il fatto che il patto sociale tra donne e uomini ci sembra andare verso

la rottura, per uno sfrangiarsi e indebolirsi delle mediazioni e soprattutto per un sottrarsi delle donne alla funzione simbolica patriarcale.

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