Occhi trevigiani per le primissime elezioni in Birmania, rappresenta l’ Italia per la EU e racconta delle minoranze religiose

Sittwe-Myanmar. Prima di partire per il Sinodo il card. Maung Bo ,arcivescovo di Yangoon e responsabile della minoranza cattolica in Myanmar (Birmania )all’ agenzia Fides ,affidava le seguenti parole frutto dell’ appello che aveva fatto al paese “Il voto è un diritto fondamentale in una democrazia e i governanti dovranno servire la nazione che è un ‘arcobaleno di tribù colorate e di grandi religioni e non guardare gli interessi particolari.”
A tal proposito, il Cardinale individuando specifiche caratteristiche da rintracciare nei candidati, come linee guida per gli elettori indicava di “votare quanti operano salvaguardando le risorse naturali del paese , promuovono lo sviluppo integrale dei bambini e dei giovani, creando opportunità di lavoro. ,costruiscono un sistema economico inclusivo che è utile soprattutto per i più vulnerabili, e un sistema di istruzione a beneficio di tutti i gruppi etnici.ed infine chiedono attenzione a una cultura della democrazia che promuova attivamente i diritti umani,e la libertà dei media”. “Le elezioni – concludeva – sono una grande opportunità. Lasciamo che la pace e la giustizia scorrano come un fiume, portando gioia e felicità a tutto il popolo birmano”
Pochi giorni dopo queste parole, rappresentando l’ Italia e l’ Unione Europea,sono arrivata per il monitoraggio delle primissime elezioni “democratiche” e pluripartitiche che si terranno l’ 8 novembre ,dopo 46 anni di regime militare.! Ho trovato un paese di una povertà immensa , ma anche di una ricchezza etnica immensa e come sottolineava il cardinale Bo “un arcobaleno di tribù colorate”!Dopo l’ uscita dal colonialismo inglese (1947)e l’ uccisione di Aung San(1948,padre dell’ attuale premio Nobel Aung San Su Kyi nonchè leader dell’ attuale maggiore partito di opposizione al regime dei generali NLD,),oggi i 51 milioni di popolazione si dividono in 135 gruppi etnici!I Bamar buddisti, costituiscono i due terzi ma il resto è occupato dai Karen,Mon,Rakhine,Chin,Kachin,Karenni,Kayan,Wa,Indian,Akha etc..Era il lontano 1600 quando i primi missionari portoghesi arrivarono convertendo i Karen,Kaya,Kachin,e Chin al cristianesimo cattolico a cui si sovrappose poi l’ anglicanesimo (ora insieme sono il 4%della popolazione). Sin dalla liberazione dalla colonizzazione inglese(1947) ,per le popolazione cristiane delle “colline” di frontiera degli “stati”di Shan e Kachin,il conflitto con il governo militare centrale è sempre continuato. Ad ottobre 2015 solo 7 dei 20 gruppi in conflitto hanno siglato il cessate il fuoco,ma, 100 mila Kachin cristiani che si trovano nei campi profughi (dopo la ripresa del conflitto nel 2011)al nord nella zona birmana , non voteranno perchè i militari hanno dichiarato il “non voto”in più di 400 villaggi cristiani Kachin e Shan “per questioni di sicurezza”.Non voteranno nemmeno il quasi milione di mussulmani Rohyingia a cui dal 2012 ,dopo violente dimostrazioni nello stato di Rakhine , è stata tolta qualsiasi carta di identità. Minoranze escluse dai poteri militari,che si sono dal 2011 posti le vesti civili con il volto del partito USDP e che,dopo anni di chiusura totale del paese,sotto i riflettori del mondo,tentano il primo difficile confronto con il partito della nobel Aung San Su Kyi, per 10 anni “in prigionia nella propria residenza”,dopo l’ annullamento delle elezioni nel 1990 in cui vinse .

Ma ciò che più mi ha colpito nel mio quotidiano lavoro è la scoperta di un buddismo radicale rampante che ha fatto notevole breccia nella testa dei due terzi di birmani buddisti e per la maggior parte Bamar. A colloquio con il monaco buddista Ashin Ta Sein Nea,uno dei fondatori del movimento radicale Ma.Ba.Tha che difende le leggi proclamate dal governo militare sulla “Razza e Religione”,ho avuto modo di capire che ” cristiani e mussulmani sono i nostri nemici!”.A settembre il cardinale cattolico Bo è stata una delle rare voci che si sono levate pubblicamente contro ” il tribalismo che trasuda dalle leggi sulla razza e religioni ,inaccettabile in un paese caratterizzato da una moltitudine di etnie e lingue e religioni!”.La strada della democrazia fragilissima in questo paese forse è appena iniziata,forse non ancora e lo sento nelle paure della gente ,sopratutto nei villaggi rurali in cui vive ancora il 70 % dei birmani. Riconosco nell’ ondata nazionalista buddista birmana parole d’ordine contro minoranze e diversi,che percorrono anche le nostre italianissime strade e mi chiedo se avrà un pò di eco la supplica del cardinale Bo nel votare chi “Spiana la strada per la riconciliazione nazionale e la pace “E’ forse chiedere troppo ad un paese in cui nel 2015 appena nasce alla democrazia?

Sittwe,5 novembre 2015
Annalisa Milani