Lettera a papa Francesco in occasione del Sua venuta a Palermo per il  XXV anniversario del martirio del beato Giuseppe Puglisi

Caro papa Francesco,

La Sua visita alle Chiese di Sicilia, e di Palermo in particolare, in occasione dell’anniversario del martirio di don Pino Puglisi, ci riempie di gioia e ci consente di esprimere la gratitudine per l’impegno profuso nel Suo ministero per la riforma della Chiesa e Le confermiamo la nostra piena fiducia e il nostro sostegno perché atteggiamenti e comportamenti certamente non evangelici, dentro e fuori la chiesa, tendono a colpire la Sua persona per fermare il cammino di rinnovamento conciliare che deve percorrere la Chiesa in questo nostro tempo.

La Sua venuta ci offre l’opportunità di segnalare alcune condizioni ‘periferiche’ che vorremmo parteciparle e di esprimere un nostro desiderio. Ci lasciamo in questo coinvolgere anche da  alcune istanze che l’arcivescovo  Corrado Lorefice ha voluto condividere con la sua Chiesa locale, con tutte le Chiese di Sicilia e del Sud, nel suo discorso del 15 luglio scorso in occasione della festa di S. Rosalia.

La prima riguarda la condizione giovanile, un campo nel quale don Pino Puglisi ha messo a frutto il suo carisma pedagogico ponendo al centro l’esperienza di vita donata di Cristo che diventa messaggio di liberazione non solo sul piano individuale, ma anche progetto che investe la politica, l’economia, la cultura e tutta la vita sociale. L’impegno di Puglisi accanto e a favore dei giovani puntava allo sviluppo di un senso della libertà capace di resistere alle suggestioni di ogni forma di male, anche quello insidioso incarnato nel potere mafioso; libertà ispirata alla leggerezza delle beatitudini evangeliche e orientata all’inserimento pieno dei giovani nella vita sociale. Ebbene, dobbiamo rilevare che, purtroppo, proprio la condizione dei nostri giovani, specialmente nel Sud d’Italia (ma potremmo pensare a tutti i Sud) è segnata da una grande precarietà e da una insicurezza, che non solo espone alle suggestioni del malcostume, ma spesso rende necessario l’abbandono delle nostre terre, incapaci di fare tesoro delle competenze che tanti giovani hanno maturato. E non possiamo non interessarci dei bambini e dei minori che vivono
situazioni legate alla non protezione, all’abbandono e all’abuso. La
nostra Chiesa siciliana desidera essere sempre più “amorevole” e luogo
sicuro e protettivo.

Altra condizione di marginalità è quella dei migranti, per lo più anche loro giovani, i quali, fuggendo spesso da situazioni disperate, vengono a bussare alla porta dell’Europa; a tutt’oggi  parliamo di loro come un problema/emergenza e li consideriamo come concorrenti a causa delle poche risorse disponibili nel nostro territorio; in verità, non ci siamo aperti ancora alla possibilità che questa presenza possa diventare, adeguatamente governata, una opportunità per lo sviluppo della stessa Europa. Abbiamo bisogno di uno scatto di umanità anche per capire la svolta epocale che va delineando un nuovo volto della nostra umanità a livello geopolitico. Condividiamo la recente scelta della Conferenza episcopale italiana a favore dei migranti della nave Diciotti e auspichiamo ulteriori gesti in questa direzione.

Ma non possiamo tacere una terza marginalità. Si tratta della condizione della donna la quale, nonostante le proclamazioni di principio, non ha avuto ancora la possibilità di un inserimento pieno nella vita ecclesiale. L’azione di animazione vocazionale di Puglisi ha aperto cammini di santità in cui le donne  possono esprimere i carismi sia nella vita matrimoniale, sia nella vita di lavoro, sia nelle congregazioni religiose di vita comune, sia in vari ministeri ecclesiali di fatto. Alcune remore  permangono e non consentono il pieno coinvolgimento della donna nella ministerialità della Chiesa. In tutti gli altri ambiti sociali e civili, finalmente, alla donna sono stati riconosciuti, almeno sul piano giuridico, piena dignità e parità di opportunità; nella Chiesa, purtroppo, permane una tradizione, presunta vincolante, di minorità che non consente ancora alla donna di mettere a frutto i propri carismi nell’ambito del ministero ordinato. Questa situazione di esclusione, che allontana molte donne dalle comunità ecclesiali, viene vissuta sempre più come uno scandalo da parte della sensibilità contemporanea con il rischio di attenuare la credibilità ecclesiale nell’annuncio liberatore del Vangelo.

L’esempio di don Pino Puglisi ci spinge a riqualificare inoltre l’evangelizzazione della religiosità popolare verso la priorità della pratica evangelica che renda ogni cristiano responsabile di rapporti umani autentici e liberanti nella costruzione di una nuova società che metta al centro la dignità di ogni uomo e di ogni donna, soprattutto dei più poveri. Ciò è possibile,  perché “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”, come spronava  i giovani il beato Giuseppe Puglisi.

E proprio su Puglisi, nostro compagno e amico, vogliamo concludere questo lettera, esprimendo un desiderio, consapevoli che lo è di tanti credenti. Poiché l’esperienza umana e cristiana di Giuseppe Puglisi, presbitero della Chiesa  palermitana, ha già un riconoscimento universale sia all’interno della comunità ecclesiale sia nella società civile, è nostro desiderio che la Sua venuta a Palermo in occasione del venticinquesimo dell’uccisione del parroco palermitano decretata dalla mafia in odio al Vangelo, alla Fede, alla Giustizia e all’Amore sia preludio della sua canonizzazione. La sua testimonianza di amore a Cristo e ai fratelli, il suo donarsi fino alla morte per fedeltà al suo ministero di prete deve diventare nel nostro tempo,  un modello di vita per ogni cristiano che voglia realizzare nella sua esperienza di credente quello stile evangelico a cui Lei, caro papa Francesco, ci sprona, ma Puglisi può anche essere modello di umanità per gli uomini che hanno a cuore un senso profondo dell’esserci in questo mondo come vita donata per amore.

Con amore e stima verso la sua persona e il suo ministero pietrino, l’aspettiamo con gioia.

 

Primi firmatari:

Anna Maria Abramonte, ex senatrice, Palermo; don Liborio Asciutto, docente di filosofia, Cefalù; Francesco Brugnò, docente, Palermo; Caldarella Maria Oliva, docente, Comunità di Godrano; Rosaria Cascio, docente, ex alunna 3P, Palermo; Don Carlo Cianciabella, vicario parrocchiale, Palermo; Mimma Cinà, direttrice Caritas cittadina Bagheria; Palma Civello, docente, Palermo; Filippo Cusimano, medico, Palermo; Rosaria Di Maggio, docente, Palermo; Fernanda Di Monte, suora paolina, Palermo; Don Fortunato  Di Noto,  Associazione Meter, Siracusa; Don Francesco Di Pasquale, parroco, Palermo; p. Nino Fasullo, direttore rivista “Segno”, Palermo; Don Fabrizio Fiorentino, parroco, Palermo; Fraternità carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto, Messina; Don Antonio Garau, parroco, presidente Ass. Jus vitae, Palermo; don Rosario Giuè, teologo, Palermo; Rosario Greco, docente di filosofia , Palermo; Lucina Lanzara, cantautrice e fondatrice dei Ben Kad , Palermo; Don Salvatore Lo Bue, fondatore Casa dei giovani, Palermo; Enza Mingoia, medico, Palermo; Pino Paliaga, Assoc. Padre Pino Puglisi, Palermo; Teresa Passarello, Avulss, Bagheria; Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano Terra dei fuochi, Napoli; Gregorio Porcaro, referente regionale “Libera” in Sicilia; Francesca Paola Sausa, medico dirigente ASP Palermo; Don Cosimo Scordato, Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, Palermo; Domenico Sinagra, docente, Palermo; Nino Spitalieri, presidente Ass. Comunità e Famiglia Sicilia; Don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa, Palermo; Andrea Terranova, impiegato pubblico, Villabate.

 

Per sottoscrivere la Lettera si può utilizzare questo indirizzo mail: papafrancescolettera@gmail.com