Seminario CTI – Sabato 18 Maggio 2024
IL GIUSTO LIMITE. Strategie della violenza, possibilità della pace

segue Assemblea Socie/i – Domenica 19 maggio 2024

Casa Maria Immacolata delle Figlie della Chiesa
Via Ezio 28, 00192 Roma

Questo seminario ci convoca in un tempo difficile di guerre e di pratiche di dominio senza scrupoli e vuole aprire varchi per un altro modo di abitare il mondo. Lo faremo con un intreccio di prospettive. 

Al mattino ci concentreremo sulle profondità che si aprono con alcune categorie essenziali per la teologia: sacrificio, kenosi, martirio, scarto, limite e legami. 
Il pomeriggio sarà dedicato alla passione per la giustizia, in vista di un mondo realmente comune e abitabile insieme, affinché la violenza non appaia mai come soluzione o come ultima parola.
PROGRAMMA

10.00 Introduzione della presidente

Sacrificio. Vita per vita: fino a che punto?
Emanuela Buccioni

Traversìa. Le direzioni possibili, incrociando gli eventi
Cristina Simonelli

coffee break

Strategie della violenza che si nasconde e si rianima
Letizia Tomassone

Dibattito

13.00 Pranzo

14.45 Ripresa del pomeriggio

Passione della giustizia. Attraversare il conflitto, generare il futuro
Donata Horak

“Essere umani in divenire”: il comune alla prova dell’apprendimento
Vincenzo Rosito

coffee break

“Etsi Deus non daretur”: nell’incertezza
Stella Morra

Dibattito

18.00 Preghiera

ABSTRACT DEGLI INTERVENTI AL SEMINARIO

Sacrificio. Vita per vita: fino a che punto?

Espressione comunissima in ambito religioso, ma carica di ambiguità, il sacrificio è realmente chiesto e voluto da Dio per la salvezza umana? Costantemente presente nei libri della Bibbia ebraica, che tipo di evoluzione ha avuto nella riflessione cristiana? Come la concezione del sacrificio penetra nella vita quotidiana e nella modalità di risoluzione dei conflitti?

Traversìa. Le direzioni possibili, incrociando gli eventi

Una parola presa in prestito dalla meteorologia in cui settore di traversia indica l’angolo angolo il cui vertice immaginario è posto in un punto della costa (particolarmente quello che coincide con un porto) e che contiene tutte le direzioni possibili da cui possono venire dal largo le tempeste. Più noto in italiano il suo uso figurato, a indicare una tribolazione. Sotto questo angolo visuale, vorrei riprendere, come in un semplice stato della questione, alcuni aspetti legati a) attraversare il discorso di odio (Judith Butler, ma anche Antoine Leiris, Non avrete il mio odio) b) kenosi e croce c) politiche discorsive di martirio: maneggiare con cura. Per attestarmi sullo scritto di Kate Tempest, Love harder, ripreso da Barbara Stefanelli (2023).

Strategie della violenza che si nasconde e si rianima

Esiste una interconnessione delle vite e nel mondo che la logica predatoria di mercato non considera. La misurazione in termini di profitto produce scarti (V. Shiva descrive la differenza tra economia di sussistenza in cui tutto della foresta è parte di una circolarità, e economia di mercato in cui solo i tronchi sono denaro e il resto è perdita): economia circolare e interdipendenza dei viventi.

  • Pedagogia della crudeltà strumentale a un capitalismo predatorio. Riferimento alla antropologa femminista argentina Rita Segato della rete femminista NI UNA MENOS.
  • Creare parentele e legami: Donna Haraway.
  • Coscienza del limite e del restraint (Donini/McFague).

Come si può scardinare la violenza?

Attraverso i corpi che si mettono in mezzo, i corpi che tornano a contare, non solo i corpi umani ma quelli degli alberi e dei ghiacciai, e ogni parte di questo spazio comune che chiamiamo mondo.

Passione della giustizia. Attraversare il conflitto, generare il futuro

La giustizia va “amata”, innanzitutto. È un sentimento morale (Nussbaum), è questione di “passione”:

  • Patire la giustizia: aspetti afflittivo-punitivi della giustizia retributiva, reocentrica, razionale, “maschile”, equidistante.
  • Appassionarsi per la giustizia: equiprossimità, cura, tessitura delle relazioni a partire dalle vittime e includendo i colpevoli e la comunità.

Modelli di giustizia rigenerativa: la mediazione umanistica (Morineau).

Note critiche sulla riforma del diritto penale canonico (obbligatorietà dell’azione penale, giustizia retributiva, vittimizzazione secondaria). De jure condendo: quali procedure nel diritto delle chiese per una risposta riparativa-rigenerativa agli abusi?

“Essere umani in divenire”: il comune alla prova dell’apprendimento

«L’educazione democratica non è un processo attraverso cui si diventa umani, è invece essere umani in divenire» (Tim Ingold). La questione del comune, come strategia e orizzonte possibile di ricomposizione della conflittualità e della violenza, passi attraverso una presa di coscienza radicale della processualità (costruzione di un comune che “ci sta sempre davanti”) e dell’assunzione di molteplici posture di apprendimento all’interno di tale processo. In altri termini: non si dà una “ontologia del comune” ma solo una “cinetica processuale e partecipativa” dell’essere umani in divenire, in cui la negoziazione (come diplomazia) è l’unica forma di apprendimento possibile. «La diplomazia non pretende che noi siamo unificati perché condividiamo la stessa natura, ma semplicemente rileva che non condividiamo ancora un mondo comune» (Bruno Latour). Alla luce di queste premesse tenterei di sviluppare un discorso sulla necessità di articolare il farsi del comune all’interno delle pratiche di apprendimento sociale, sviluppando la mia proposta in tre punti:

  1. Irriduzionsimo (niente può essere deciso in anticipo nelle pratiche di apprendimento di sé e nell’apprendimento delle identità personali/collettive. Il paternalismo, massimo esempio di riduzionismo, pretende di conoscere il bene dell’altra/altro prima di entrare in relazione con lei/lui, esercitando in tal senso forme di violenza riduzionista.
  2. Corrispondenza: la vita sociale è corrispondenza, in cui gli oggetti “recalcitrano”, per cui non è possibile parlare al posto di persone e cose (critica del “ventriloquio cattolico” come habitus di chi pretende di parlare al posto degli altri e viene fatto/fatta parlare da altri).
  3. Sperimentazione: occorre recuperare nelle pratiche sociali ed ecclesiali il valore positivo della sperimentazione (anche personale e sessuale), in quanto luogo di processualità produttiva. La sperimentazione è fatta di improvvisazione intesa sia come “promemoria della fragilità del nostro controllo sul mondo” (etica della sperimentazione), sia come “creatività vista dal punto di vista del processo, non dal punto di vista del prodotto”.

“Etsi Deus non daretur”: nell’incertezza

“E non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo – etsi deus non daretur –. E appunto questo riconosciamo davanti a Dio! Dio stesso ci obbliga a questo riconoscimento. Così il nostro diventar adulti ci conduce a riconoscere in modo più veritiero la nostra condizione davanti a Dio. Dio ci dà a conoscere che dobbiamo vivere nel mondo come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona! Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro Dio è il Dio davanti al quale permanentemente stiamo. Davanti e con Dio viviamo senza Dio. Dio si lascia cacciare fuori dal mondo sulla croce, Dio è impotente e debole nel mondo e appunto solo così egli ci sta al fianco e ci aiuta.”

[Dietrich Bonhoeffer, Lettera del 18 luglio 1944]
  • Un’etica della responsabilità versus un’etica della giustizia/esattezza?
  • Un discernimento complesso, una realtà ambivalente, un esito non garantito.
  • Ma: una strada da compiere insieme = come conta più di cosa?
  • Vie di pace: costruzione di soggetti comuni che si esercitano nell’incertezza.
  • La triade dell’incertezza (discernimento complesso, realtà ambivalente, esito non garantito) e la storia delle donne: non voler essere più vittime sacrificali, non voler diventare carnefici (neppure benevoli).
LOCANDINA