IL QUESTIONARIO DEL SINODO

IL QUESTIONARIO DEL SINODO
(4.11.13)

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
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c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e
la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo
realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?
4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?
Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile
promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?
7 – Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sullapaternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e nella partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo?
f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
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c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?
9 – Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

Riporto sotto questo articolo la parte terza del documento che la commissione per il Sinodo per la famiglia, presieduta dal vescovo Bruno Forte (che sembra sia in odore di galero cardinalizio nel prossimo Concistoro del 22 febbraio), ha preparato ed inviato a tutti i vescovi diocesani.
Vi sono un po’ di novità che è bene sottolineare.
La prima novità riguarda il fatto che il documento sia stato reso pubblico. In genere tali documenti preparatori sono inviati ai vescovi diocesani e ad altre persone che la Commissione incaricata per il Sinodo ritiene di interessare con scritto in bellavista SUB SECRETO e, a parte gli ultimi casi di Vatileaks, il segreto è rispettato. I vescovi hanno un terminus ad quem per reinviare quanto richiesto e, nel frattempo, coinvolgono pochi e fidati collaboratori per stilare le risposte. Questo documento è reso pubblico.
Non solo, e questa è la seconda novità: nel documento/questionario si chiede di coinvolgere le comunità della diocesi. Come ogni vescovo decida di coinvolgere i propri fedeli, il documento non lo indica: il tutto è lasciato alla libera iniziativa del vescovo diocesano che potrà decidere di coinvolgere solo la commissione dioecesana per la famiglia costituita in seno al Consiglio Pastorale Diocesano, oppure allargare la cosa ai vicariati di zona, oppure – se fosse una persona seria – coinvolgere tutti gli uomini di buona volontà della propria diocesi. E’ noto, infatti, che proprio per temi come quelli della pastorale famigliare molti cristiani si sono allontanati dalla partecipazione attiva alla vita ecclesiale.
Il questionario, poi, ed è la terza novità, affronta i soliti temi scottanti (divorzio, separazione, contraccezione, comunione ai divorziati risposati) non in termini apodittici, ma epidittici. Si vuole, cioè, un parere “dal basso”: per questo il documento propone domande e non procede per affermazioni che devono essere prese per buone e basta.
Tutto questo è, a mio avviso, da considerarsi molto positivo. Non si sa come questo questionario sarà gestito, ma il solo fatto che possa essere patrimonio di tutti non impedisce, per esempio, che chi abbia voglia possa inviare un contributo personale alla commissione diocesana o a quella vaticana.
E’ positivo anche il fatto che l’ultimo punto sia una specie di “varie ed eventuali” in cui ogni comunità cristiana può mettere quel che ritiene il questionario non affronti in modo completo.
E qui, abituato come sono a vedere il bicchiere mezzo pieno ed a cercare un dialogo con i Pastori, ci vedo una positività.
La prima cosa che mi è balzata all’occhio, scorrendo il questionario, è stata la mancanza di presa in considerazione delle famiglie dei preti sposati e la situazione di preti e donne che si amano clandestinamente da anni. Il Vaticano conosce questa situazione, mi sono detto, ma qui non ne parla. Quale occasione migliore di questa per sondare il parere delle comunità cristiane anche su questo argomento?
Se l’argomento non è preso in considerazione direttamente, c’è la possibilità che si sfrutti l’ultimo punto per far pervenire alla Commissione vaticana considerazioni, osservazioni, proposte su questo tema.
Le famiglie dei preti sposati che da anni cercano un dialogo sul tema, qui potrebbero avere una possibilità. Ma non solo: le famiglie dei preti anglicani cooptati nella chiesa cattolica potrebbero dire la loro sul tema. Non solo: i preti che con la loro donna vivono da anni una situazione di amore colpevole che sembra impossibile, potrebbero dare il proprio contributo.
Secondo me questa è un’occasione da non perdere e il mio parere è che la si sfrutti a livello singolo e di gruppo dove è possibile. Mi spiego: sarebbe bello poter convocare una specie di sinodo sulla famiglia dei preti sposati, ma anche di tutte le persone che sono sensibili a questo tema sia perché vivono una propria storia personale sia perché condividono il sacerdozio uxorato, ma non so se questo potrà essere realizzabile. Se lo sarà, bene. Ma se non sarà possibile, è comunque importante che ognuno invii il proprio parere. E se i pareri saranno tanti, non importa il risultato. Importa che la Commissione, che ha deciso la strada della trasparenza, ne tenga conto.