L’entusiasmo di Leonardo Boff: con Francesco l’avvento di una Chiesa povera e spogliata del potere

L’ENTUSIASMO DI LEONARDO BOFF: CON FRANCESCO L’AVVENTO DI UNA CHIESA POVERA E SPOGLIATA DEL POTERE

37266. ROMA-ADISTA. Non è una sorpresa per nessuno che il consenso di cui papa Francesco gode tra i teologi della Liberazione sia molto alto. Non mancano, in realtà, toni più cauti o finanche critici, soprattutto all’interno della Chiesa della Liberazione argentina (che all’allora arcivescovo di Buenos Aires non risparmiava certo le critiche), ma l’entusiasmo, tra i teologi, è palpabile e crescente.
Tra tutti, in ogni caso, il più euforico è sicuramente Leonardo Boff, teologo tra i più duramente perseguitati dal Vaticano: un ottimismo, il suo, espresso già all’indomani dell’elezione di papa Francesco, quando, a proposito del dibattito sul ruolo giocato da Bergoglio durante la dittatura, spiegò che quello che doveva interessare non era «Bergoglio e il suo passato, ma Francesco e il suo futuro», e che il nuovo papa avrebbe sorpreso molti e impresso una decisa svolta alla Chiesa (v. Adista Notizie n. 12/13).
Da allora, non si contano le sue dichiarazioni a favore del papa, come è nuovamente emerso in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, il cui principale lascito, a suo giudizio, va individuato proprio nella figura del papa, «umile servitore della fede, spogliato di tutto il peso dell’apparato» e impegnato «a parlare il linguaggio dei giovani e a dire verità con sincerità»: «Il più nobile dei leader, il leader servitore che non fa riferimento a se stesso ma agli altri, con tenerezza e cura, evocando speranza e fiducia nel futuro» (l’articolo integrale di Boff su “El legado que nos ha dejado el Papa Francisco”, si può leggere sul blog leonardoboff.wordpress.com, e su molte altre riviste).
Così, interrogato da El País (23/7) su cosa il mondo possa aspettarsi da papa Bergoglio, Boff risponde che è un papa «il cui nome, Francesco, non è un nome ma un progetto di Chiesa. Una Chiesa povera, umile, spogliata del potere, che dialoga con il popolo»: «Riponiamo molta speranza – afferma – sul fatto che inauguri la Chiesa del terzo millennio. Credo anche che si creerà una dinastia di papi del Terzo Mondo». E ancora: «I segnali inviati da questo papa rimandano a un altro stile di Chiesa, dei poveri per i poveri, e questa è la grande eredità della Teologia della Liberazione. Metterà in scacco i comportamenti tradizionali di cardinali e vescovi». Ma, in una conversazione con Juan Arias (El País, 23/7), Boff si spinge anche oltre, mettendo papa Bergoglio direttamente in relazione con la TdL: «Possiamo dire – afferma – che Francesco è un teologo della Liberazione», quella, ha spiegato, elaborata in Argentina dal suo professore Carlos Scannone e legata alla “teologia popolare”, «in certo modo diversa da quella che poi sviluppò la corrente ispirata alle tesi del marxismo, che aspira al riscatto dei poveri e degli esclusi attraverso il cambiamento delle strutture politiche».
Una tesi, quella di Boff, da cui prendono tuttavia le distanze, in una nota (www.curasopp.com.ar ), vari esponenti del Gruppo di Preti per l’Opzione per i Poveri, i quali ricordano come alcuni settori della TdL fossero molto critici nei confronti della “teologia popolare” di Scannone e di Lucio Gera (che ne è il vero fondatore), specialmente nel periodo precedente alla Conferenza di Puebla, quando i toni si fecero decisamente più aspri, fino praticamente alla rottura, e come, per reazione, «alcuni gruppi di “destra” cercassero di avvicinarsi a Gera»: ad essere in discussione, spiegano, era la visione del “popolo”, ritenendo alcuni teologi della Liberazione («Diego Irarrazabal, per esempio») che tale concetto fosse eccessivamente irenico e rifuggisse il conflitto. E se, a partire da qui, sottolinea il Gruppo di Preti per l’Opzione per i Poveri, si andò generando «una sorta di sinistra geriana e di destra geriana», richiamarsi a Scannone «non vuol dire necessariamente richiamarsi alla TdL». In realtà, evidenzia il gruppo, «nessuno che conosciamo in Argentina ritiene Jorge Mario Bergoglio vicino alla Teologia della Liberazione sorta in Argentina e nota come “teologia del popolo”». Con ciò, precisano i preti, «non intendiamo negare nulla. Se l’attuale papa vuole avvicinarsi o tendere i ponti verso la TdL, è il benvenuto», ma «non ci sembra che lasciando da parte o nascondendo il suo passato si inizi per il verso giusto in questo desiderato incontro». In ogni caso, che un incontro, almeno tra Boff e il papa, possa avvenire è più che possibile. «Un’amica del papa fin dai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires, con cui Francesco parla per telefono tutte le settimane – ha raccontato lo stesso Boff a Juan Arias, riferendosi probabilmente a Clelia Luro, la vedova dell’ex vescovo argentino Jerónimo Podestá – mi ha detto di aver chiesto al papa se aveva l’intenzione di ricevermi e la sua risposta è stata: “Voglio farlo, ma solo dopo aver concluso la riforma della Curia”». E, in intervista a El País, ha commentato: «Finché è vivo Benedetto XVI, con cui ho avuto uno scontro dottrinale, non sarebbe bene per papa Francesco che io fossi ricevuto a Roma. Ma egli è disposto ad incontrarmi, c’è stato anche uno scambio di corrispondenza». Non è un caso che, arrivato in Brasile, il papa abbia chiesto un esemplare del libro pubblicato da Boff, dal titolo Francisco de Asís y Francisco de Roma. Una nueva primavera en la Iglesia?: «Ho consegnato il libro – racconta il teologo – all’arcivescovo di Río, mons. Orani Tempesta, ed egli lo ha dato al papa». (claudia fanti)