“EFETA” e alcune sincronie

24 Luglio 2006

Gli eventi che, come donne teologhe (o, come donne che facciamo teologia) insieme alle altre persone in essi coinvolte, stiamo vivendo nel Sud dell’Europa potrebbero essere qualificati, nell’insieme, come sincronie, kairoi, convergenze… A seconda dei punti vista.

E’ evidente che essi sono attraversati e collegati
da un medesimo orientamento di fondo. Ha avuto inizio quest’anno con il
Congresso di Roma, che ha dato visibilità a molte donne, diverse tra
loro, nell’ambito della vita pubblica e civile. Il tema in se stesso
(Teólogas, ¿en qué Europa?) stabiliva connessioni significative che
apparivano, da una parte, come una sfida, dato che guardavano con
coraggio al futuro, mentre, dall’altra, erano essi stessi già risultati
di decenni di tentativi, aspettative, lavoro e produzione teologica. Il
congresso è stato inaugurato da autorità ecclesiastiche e civili,
rappresentanti della città di Roma e dell’Italia. In questo ambito è
stato reso pubblico il progetto della Scuola Femminista di Teologia in
Andalusia. Si trattava di un primo abbozzo del suo programma dei suoi
corsi.

I fatti

La solenne inaugurazione di Efeta ha avuto luogo nei giorni 10 e 11
dello scorso giugno nella città di Siviglia e, precisamente, nella sede
dell’Università Internazionale di Andalusia (UNIA). Uno scenario
accademico civile, quindi, ma soprattutto una prima università disposta
a concedere alla Scuola credits accademici. Non è stato un caso che,
oltre alle personalità politiche, il discorso di apertura sia stato
tenuto proprio da una donna, Mercedes Arriaga, che ci ha aperto le
porte dell’università e il cui entusiasmo, benché sia agnostica
dichiarata, non è minore del nostro, donne cattoliche credenti che
facciamo teologia. Non va considerato neppure un caso che, tra le 130
persone iscritte a questi corsi, ci fosse un numero significativo di
agnostici e di atei, interessati e alla ricerca di un pensiero
teologico e rigoroso in grado di offrire orizzonti di senso e
fondamenta per una spiritualità apertamente cristiana. Alla diversità
di genere si aggiungeva la diversità di atteggiamento religioso, quella
generazionale (professoresse e studentesse) e quella di appartenenza
(da religiose fino a politiche, accademiche, donne di movimenti,
femministe militanti …). Il livello delle lezioni è stato medio-alto
e i dibattiti, oltre a rendere palese che nessuno avrebbe desiderato un
abbassamento di livello, hanno anche fatto emergere la forte
motivazione della quasi totalità degli alunni.
Nello stesso periodo e senza aver preso alcun accordo previo, il gruppo
di donne catalane Col·lectiu de dones en l’Església ha ottenuto il
riconoscimento di un corso su donne e Bibbia nella facoltà di filosofia
dell’Università Centrale di Barcellona, che si articola su due semestri
con credits accademici riconosciuti, mentre nella facoltà di filologia
dell’università di Sevilla è stato avviato un corso di dottorato su
donne e Sacre Scritture con in riconoscimento di diversi credits. C’è
ancora di più: nel momento in cui da Portogallo, Spagna e da 17 paesi
dell’America Latina pervenivano a EFETA numerose domande di
informazione per seguire i corsi di teologia femminista on-line, le
donne del Col·lectiu programmavano per questa estate corsi in diversi
centri teologici e facoltà di teologia di confessione protestante di
vari paesi dell’America centrale.
Come per il Congresso di Roma, anche per Efeta sono state significative
la diffusione mediatica e l’accoglienza da parte degli ambiti non
confessionali. Alcuni settori della società civile di orientamento
conservatore hanno censurato la notizia, ma la complessivamente essa è
stata accolta e, dalla maggioranza, è stata ad essa riconosciuta una
certa importanza.
Tanto sui mezzi di comunicazione come in diversi ambiti della società
civile la Scuola è stata salutata come una buona notizia, necessaria
perché la voce teologica delle donne possa essere ascoltata
pubblicamente e, soprattutto, perché divenga sempre più reale la
possibilità di una offerta formativa. EFETA viene inoltre considerata
indispensabile perché, in un ambito culturale sempre più
multi-religioso e pluralista, la Teologia Femminista può rappresentare
un buon antidoto contro gli effetti dei fondamentalismi e degli
integralismi, ma può anche favorire un’azione di prevenzione.

L’interpretazione

Fortemente condivisa è stata anche la
percezione di aver fatto un salto qualitativo nel discorso religioso
teologico delle donne. Molte di noi siamo in grado di formulare ormai
che qualcosa è veramente maturato e, con la nostra presa di coscienza,
siamo arrivate a tempo. Non possiamo ancora contare su una sufficiente
prospettiva temporale, ma non ci abbandona la certezza di aver
oltrepassato la soglia, di aver infranto le barriere di separazione non
soltanto tra confessioni e religioni ma anche tra atteggiamenti nei
confronti della vita e del suo significato. E ciò permette convergenze
che in un paese come il nostro finora non erano state possibili,
soprattutto per le donne e da parte delle donne.
Quanto collega tra loro tutti questi avvenimenti, per citare soltanto i
più vicini nel tempo, non è frutto di improvvisazione. Tutto è stato
preceduto da aspirazioni e da realizzazioni. Da molti anni, vari gruppi
di donne che, in modi diversi, hanno stabilito un collegamento con la
teologia (la Asociación de Teologas Españolas e i vari gruppi di
Mujeres y Teología che funzionano in tutto il territorio spagnolo)
avevano sognato, desiderato, richiesto, tracciato piani e tentato di
programmare corsi sistematici di formazione in teologia femminista.
Tentativi che, finora, non erano arrivati ad ottenere l’effetto
sperato. Si potrebbe ben ritenere dunque, a prima vista, che con la
creazione di EFETA questi tentativi abbiano raggiunto il loro effetto.
Come confermato da alcuni dati che ne dimostrano la pertinenza, si
tratta di una lettura possibile. Tuttavia, la nostra percezione è che i
risultati non obbediscono all’equazione causa–effetto, ma lasciano
piuttosto supporre che si sia verificato un salto di livello di cui,
più che individuare il senso letterale, dobbiamo interpretare la
consistenza alla luce di altri registri che oltrepassano ciò che è
meramente locale e relativo a certe persone e istituzioni. Non sappiamo
dire molto di più, perché abbiamo bisogno di tempo per fare di tutto
una valutazione più precisa, anche nella prospettiva specifica della
fede cristiana.

EFETA

Ritornando ai fatti, EFETA è pensata come un
cammino di formazione sistematica di base per tutte quelle persone
interessate tanto in Andalusia come in altre comunità dello stato
spagnolo e dell’area geografica dell’America Latina, che desiderano
eliminare l’aspetto sessista della religiosità e della teologia. Il suo
ambito accademico naturale è l’Università e quelle istituzioni e
associazioni ad essa collegate. Vuole essere un luogo di riflessione,
di studio, e di discussione permanente e intende rendere possibile
l’accesso ai livelli superiori di formazione nelle diverse aree della
teologia. EFETA articola la sua programmazione in due cicli progressivi
con metodologia on-line. L’insegnamento che richiede presenza consta di
1,5 credits. A questo scopo verrà dedicato un fine settimana in cui
verrà presentata un’introduzione a ciascuna delle materie di cui si
compone il corso. Il piatto forte rimane, però, l’insegnamento a
distanza che verrà impartito attraverso un metodo tutoriale on-line sul
portale web della scuola. Il suo indirizzo sarà www.efeta.org. Per
l’iscrizione alle singole materie o al corso completo si richiede
soltanto il diploma di studi di base, o un suo equipollente, per essere
in grado di seguire agevolmente tanto le lezioni che lo studio
personale. La UNIA riconoscerà questi cicli (nella fase di presenza)
come corso proprio.

Il comitato scientifico di EFETA:

[Mercedes Arriaga, Isabel Gómez-Acebo,
Mercedes López y Mercedes Navarro]

  • English version

Reportage sul progetto delle teologhe spagnole Efeta nella rivista dell’
"Instituto Andaluz de la Mujer" (in spagnolo).
http://www.teologhe.org/reportage.pdf