Compiere cinque anni …
Un “lustro”: un termine, forse, passato di moda. Eppure, resta vero che compiere cinque anni ha, convenzionalmente, ma anche psicologicamente, un valore emblematico.
Il 26 giugno scorso il CTI ha compiuto i suoi primi cinque anni. Può sembrare retorica d’occasione ma, se guardo indietro, mi sembra che siamo state/i capaci già di dare vita a tante cose e, se guardo avanti,
vedo che la carica iniziale non si è per nulla esaurita e siamo piene/i di idee e di progetti. Non è certamente questo un momento in cui si possa guardare al mondo che ci circonda con entusiasmo e ottimismo e
sarebbe stupido far finta del contrario. Non possiamo però neppure fare a meno di riconoscere che quello che stiamo facendo contribuisce comunque a costruire futuro. Per noi, per le donne, per le chiese.
Il 26 giugno scorso il CTI ha compiuto i suoi primi cinque anni. Può sembrare retorica d’occasione ma, se guardo indietro, mi sembra che siamo state/i capaci già di dare vita a tante cose e, se guardo avanti,
vedo che la carica iniziale non si è per nulla esaurita e siamo piene/i di idee e di progetti. Non è certamente questo un momento in cui si possa guardare al mondo che ci circonda con entusiasmo e ottimismo e
sarebbe stupido far finta del contrario. Non possiamo però neppure fare a meno di riconoscere che quello che stiamo facendo contribuisce comunque a costruire futuro. Per noi, per le donne, per le chiese.
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Ci siamo dotati di una sede
e lungo tutto quest’anno l’interrogativo se il passo fatto fosse
più lungo della gamba non ha smesso di accompagnarci: serve una sede se
non c’è una segreteria che ne rappresenti l’anima? D’altro canto:
quanto potrebbe ancora resistere il CTI senza il supporto di una
segreteria esecutiva che possa garantire a ciò che pensiamo e facciamo
di non vanificarsi nel tempo e che possa assicurare all’associazione di
funzionare dall’interno? La venuta di ANNA TALINI ad offrire la sua
competenza organizzativa per avviare una seconda fase di vita del CTI,
finalmente in grado di rispondere a oneri e compiti che questi primi
anni ci hanno messo sulle spalle, è stata una benedizione. Che, come
sempre,
ha in se anche un germe di promessa. E’ possibile che altre forze si
uniranno e potremo passare a una fase più solida e più strutturata. - Nell’ultimo Consiglio di Presidenza abbiamo dunque deciso di continuare
a mantenere la sede ma, per ovvii motivi, il carico economico non può
continuare a ricadere tutto sulle spalle della Presidente. Il Consiglio
di Presidenza ha perciò avviato una forma di autotassazione e ha
pensato
di lanciare l’iniziativa di un’adozione a distanza.
ADOTTA LA SEDE significa scegliere un sistema per sostenere le spese di
affitto: una tassazione mensile di 20 euro, per esempio, oppure un
gettito più cospicuo
una o due volte l’anno, oppure la ricerca di sistemi autofinanziamento
attraverso piccole attività. A questo scopo e anche per facilitare le
modalità di iscrizione attiveremo quanto prima la possibilità
di pagare con carta di credito prepagata attraverso il nostro sito.
Continuo a dire che qualsiasi forma di sostegno e di finanziamento che
le/i socie/i possono trovare sono per noi fondamentali. - E’ in uscita il terzo volume della collana Sui generis. E si vanno ad aggiungere al “fuori collana” Non contristate lo Spirito
che costituisce una sorta di premessa programmatica. Per un primo
anno, possiamo ritenerci soddisfatti. Oltre a raccogliere i materiali
del nostro primo convegno europeo, i due volumi successivi hanno dato
spazio al lavoro teologico di due giovani teologhe venete, Chiara
Saletti e Lucia
Vantini. Merita forse insistere sul fatto che una collana editoriale
legata alla vita di un’associazione non appartiene solo a autori e
editori, ma a tutta l’associazione. Farsene carico, diffonderla,
significa far circolare
qualcosa di più che non i singoli libri, cioè un progetto ideale,
un’identità condivisa, una speranza di futuro. Per questo mi sento di
raccomandare a tutti di farla conoscere: stiamo cercando di fare
una teologia per la quale essere intelligente non significhi non essere
accessibile, che possa perciò raggiungere e invitare alla riflessione
“alta” anche altri senza per questo cedere a facili forme di
volgarizzazione. - Ho ancora negli occhi, nella testa e nel cuore le immagini, le parole e le emozioni che hanno scandito
ilviaggio nella terra di Israele dal
30 giugno al 10 luglio. Proporzionale al piacere è stato il dispiacere
per quelle/i che non c’erano e la proposta di non far passare più di
due
anni prima di pensare a una replica mi resta dentro ben oltre
l’entusiasmo del momento. Ci
aspetta nel prossimo anno un appuntamento quanto mai impegnativo per il
quale chiedo a tutte le socie
di fare uno sforzo di partecipazione. Come da Statuti, alla scadenza
del quarto anno siamo tenute a rinnovare le cariche associative
(Presidente e Consiglio di Presidenza). L’assemblea 2009 ha dunque un’importanza tutta particolare. Per facilitare al massimo la partecipazione, avrà luogo a Roma nei giorni 13-15 febbraio.
Anche se l’intero pomeriggio di sabato 14 verrà
riservato alle elezioni, ci sembra opportuno continuare a sfruttare
l’incontro annuale anche per un approfondimento teologico. Per
quest’anno, anche in continuità con il recente Sinodo dei vescovi, il
tema proposto
è Scrittura, vite delle donne, vita delle chiese.
Avremo modo di comunicare in seguito dati più precisi sia sulle
modalità dell’assemblea elettiva, sia sullo svolgimento del seminario
tematico. Intanto vi chiedo però di fissare già sulle vostre agende la
data 13-15 febbraio.Di tanto altro che ancora ci sarebbe da dire (Convegno di Assisi, incontri regionali, CTI-studenti,
convegno di Trento, libri in programmazione …) e da raccontare, potremo parlare in assemblea.
Alla
vigilia della festività di tutti i santi, che così
profondamente e dolorosamente ha segnato la storia delle chiese
d’occidente, guardo con riconoscenza e, al contempo, con speranza a
tutti coloro che, anche nei momenti bui della vita delle chiese, hanno
saputo restare saldi
in quanto credevano e speravano. Fare della teologia una spada per
combattere o una falce per mietere il grano è tutt’altro che scontato.
E’ una scelta. Aiutarsi gli uni gli altri a fare questa scelta nelle
nostre
pratiche teologiche e a trasformare così le spade in falci è l’impegno
a cui dobbiamo costantemente richiamarci. {mosimage}