DOC-2466. ROMA-ADISTA. Sì, le religiose sono cambiate, e in tutto il mondo. Sono cambiate, ed è senz’altro un bene, un bene grande per la Chiesa e anche per il mondo. Sono cambiate in spirito di profonda obbedienza, seguendo l’invito del Concilio ad abbracciare le gioie e le speranze, il dolore e la sofferenza del popolo di Dio all’interno del mondo. Ed è per questo che, quali che siano i provvedimenti del Vaticano contro di esse, alle religiose statunitensi non resta che procedere «coraggiosamente verso il futuro». Ad affermarlo, in una lettera, è la religiosa Nancy Sylvester, delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, presidente dal 1998 al 2001della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), il massimo organismo di rappresentanza delle suore statunitensi il cui operato è stato messo pesantemente in discussione dal Vaticano (v. Adista n. 16/12).
SIAMO CAMBIATE. E ANDIAMO AVANTI di Nancy Sylvester presidente dal 1998 al 2001 della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr)
I vescovi hanno ragione. Le religiose sono cambiate, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Siamo cambiate in modo tale da lasciar andare chi credevamo di essere. Arrenderci allo spirito ci ha risvegliato a nuove visioni, che hanno toccato il nostro nucleo più profondo. Il cambiamento ha alterato il modo in cui vediamo noi stesse, il Vangelo, la nostra Chiesa, il nostro mondo e, cosa più importante, il modo in cui intendiamo il nostro Dio. E questo cambiamento di coscienza non è stato facile, ha prodotto dolore, ma un dolore simile a quello del parto, che si dissolve con indescrivibile meraviglia nella vita che nasce.
Il documento conciliare Gaudium et Spes ha invitato la Chiesa ad abbracciare le gioie e le speranze, il dolore e la sofferenza del popolo di Dio all’interno del mondo e non separatamente da questo. Si sono “aperte le finestre” di un’istituzione che le aveva serrate ed è stato liberato lo spirito. In questo invito, la Chiesa ha ricordato quanto Gesù ha fatto nella sua vita spalancando anche lui le finestre del restrittivo sistema di purezza che prevaleva ai suoi tempi e proclamando in parole e azioni che tutto il mondo era benvenuto alla mensa ed era amato da Dio.
L’integrazione di tutte le domande che mi ponevo sulla fede, sulle Scritture e sulla teologia nella mia vita di preghiera è stata la chiave della mia trasformazione, come pure di quella di molte religiose. Abbiamo cominciato a vedere con occhi nuovi chi è stato Gesù e a riconoscere che le Scritture erano state formulate nel contesto del loro tempo. Abbiamo studiato la storia della Chiesa e la sua tradizione di giustizia sociale. Abbiamo scoperto la teologia della liberazione, iniziando a capire come le strutture e i sistemi di potere politico ed ecclesiale spesso opprimano le persone che si sono formate per servire gli altri. Diocesi statunitensi si sono gemellate con città del Centro e del Sudamerica e molte religiose hanno servito in diversi luoghi, sperimentando il potere della teologia della liberazione e uscendone trasformate.
Immergerci nel mondo ci ha aperto a nuovi ministeri: abbiamo sostenuto donne che lottano contro gli abusi e aiutato altre a portare a termine una gravidanza; abbiamo lavorato con giovani erroneamente convinte che, secondo la dottrina sociale della Chiesa, sarebbe meglio abortire e poi chiedere perdono per un singolo peccato mortale che utilizzare anticoncezionali e vivere in un costante stato di peccato mortale. I nostri ministeri ci hanno condotto faccia a faccia con i paria della società, i senza tetto, i carcerati, i tossicodipendenti, gli sfavoriti dal punto di vista economico, coloro che soffrono a causa del loro orientamento sessuale. Tali esperienze sono entrate nei nostri cuori e le abbiamo calate nella preghiera. Abbiamo vissuto e compreso il fatto che queste erano le persone che Gesù aveva chiamato “amici” e accolto nel suo movimento.
Noi religiose degli Stati Uniti abbiamo iniziato ad integrare i principi democratici nelle nostre forme di governo. Il Concilio invitava a passare ad una leadership di servizio e noi ci siamo rese conto che le strutture patriarcali e gerarchiche non favorivano tale modello. Abbiamo scelto modelli circolari di leadership, ponendo l’accento sulla partecipazione e sul governo condiviso.
Da poco tempo, abbiamo incorporato nella preghiera idee relative alla fisica quantistica e alla cosmologia che rivelano l’interconnessione di tutte le vite. Abbiamo considerato la grave situazione che attraversa la nostra Terra come una questione di giustizia e abbiamo sostenuto e coscientizzato i poteri pubblici riguardo alla sostenibilità, al cambiamento climatico globale e alla cura della Terra e delle sue risorse naturali.
Le religiose sono cambiate e questo cambiamento sta scuotendo i fondamenti di una Chiesa intrappolata in un luogo e in un tempo passati: una realtà che non è quella di cui c’è bisogno oggi. I segni dei nostri tempi ci mostrano persone che si sentono cattoliche ma che non possono più far parte della “Chiesa” perché ferite e infastidite dalla corruzione e della mancanza di integrità di molti dei suoi uomini, dei leader clericali. Queste persone anelano a conoscere Dio come adulti, a una spiritualità che sia radicata nella loro fede e nella loro vita. Credo che il Vangelo e la ricchezza della nostra tradizione cattolica abbiano qualcosa da offrire al nostro mondo postmoderno. Non voglio vederla soccombere sotto il peso di strutture che mantengono relazioni di potere oggi improponibili. Ritengo che la fede che possiamo trasmettere nel XXI secolo derivi da una posizione di apertura e da una comprensione dei cambiamenti provocati dal nostro sviluppo evolutivo. Non è una fede che possa provenire da una posizione di condanna della modernità. Sarà una fede forgiata nella nostra epoca, sorta con nuove idee e nuove interpretazioni riguardo al modo in cui possiamo amarci gli uni gli altri, come ha fatto Gesù. In questi tempi difficili e caotici possiamo giungere alla consapevolezza del fatto che siamo più simili che diversi, che è meglio essere uniti che indipendenti.