PROGRAMMA
in occasione degli ottant’anni della Professoressa
KARI ELISABETH BØRRESEN
la Cattedra “Donna e Cristianesimo”
con la partecipazione del Coordinamento Teologhe Italiane organizza un Atto Accademico
in suo onore
nell’Aula Magna della Facoltà
giovedì 8 novembre 2012
alle ore 16.00
Saluto del Preside
prof. SALVATORE M. PERRELLA OSM
Saluto della Direttrice della Cattedra
Prof.ssa CETTINA MILITELLO
Kari Elisabeth Børresen è nata ad Oslo, Norvegia, il 16 ottobre 1932. Magister Artium in Storia delle idee (1960), ha conseguito nel 1968 il Dottorato in Filosofia presso l’Università di Oslo con una tesi su “Subordinazione ed equivalenza. Natura e ruolo della donna in Agostino e Tommaso d’Aquino”. Ha studiato alla Sorbona con H.‐I. Marrou, alla École Pratique des Hautes Études con P. Hardot, all’Institut Catholique di Parigi con J. Daniélou. Ha insegnato in diverse istituzioni accademiche in Danimarca, Svezia, Svizzera. È stata Visiting Professor all’Università Gregoriana, negli anni 77‐79 su invito dell’allora Rettore C. M. Martini, alla The Divinity School della Harvard University (Cambridge, Massachusetts) e in altri centri accademici Europei e Nord‐Americani. Dottore honoris causa in Teologia all’Università di Upsala (1992) e d’Islanda (2011), è dal 1995 membro dell’Accademia Norvegese delle Scienze e delle Lettere. Attualmente è Senior Professor della Facoltà di Teologia dell’Università di Oslo. Cospicua la sua partecipazione a convegni internazionali in ogni parte del mondo. Innumerevoli gli articoli e i saggi. Ricordiamo tra le sue opere: Subordination et Equivalence. Nature et rôle de la femme d’après Augustin et Thomas d’Aquin, Oslo‐Paris 1968 (tradotto in più lingue e riedito con il titolo Subordination and Equivalence. A Reprint of a Pioneering Classic, Kampen 1995); Antropologie médiévale et théologie mariale, Oslo 1971; Le Madri della Chiesa. Il Medioevo, Napoli 1993; From Patristics to Matristics, Roma 2002; Christian and Islamic Gender Models, Roma 2004. Sua la curatela ai volumi de La Bibbia delle Donne, relativi all’età dei Padri (con E. Prinzivalli) e al Medioevo (con A. Valerio).
Interventi
La mia ricerca durante cinquant’anni
Prof.ssa KARI ELISABETH BØRRESEN Università di Oslo
Kari Elisabeth Børresen interprete dei Padri
Prof.ssa EMANUELA PRINZIVALLI Università La Sapienza – Roma
Kari Elisabeth Børresen e l’”invenzione” della “matristica”
Prof.ssa ADRIANA VALERIO
Università Federico II – Napoli
Modera
Prof. FABRIZIO M. BOSIN, OSM
Pontificia Facoltà Teologica «Marianum»
Dagli Scritti di K. E. BØRRESEN
«… Nel 1993 ho introdotto il termine “matristica” per indicare le teologhe dei secoli XII‐XV che hanno trasformato la dottrina e il simbolismo del cristianesimo classico. Durante la storia cristiana, l’inculturazione nord‐europea delle Madri della Chiesa medievale non è inferiore all’inculturazione greco‐romana dei padri della Chiesa antica, dal III al V secolo. Questa interazione tra innovazione patristica e sviluppo matristico si manifesta soprattutto nel discorso su Dio e la sua relazione con l’umanità. Tutte le Madri della Chiesa medievale affermano che le donne possiedono l’imago Dei sin dalla creazione. Fondandosi così sul femminismo patristico, le teologhe del Medioevo sono innovatrici e oltrepassano l’espediente platonizzante del privilegio asessuale. Le mulieres sanctae non si contentano più di diventare maschio incorporandosi a Cristo e d’essere teomorfe a scapito del loro sesso femminile. Con perspicacia, si sforzano di trasformare le concezioni correlative di divinità andromorfa o metasessuale, così da stabilire un modello di femminilità perfetta sul piano divino. Due Madri della Chiesa sono a questo riguardo particolarmente importanti: l’abbadessa benedettina Ildegarda di Bingen (morta nel 1179) e la reclusa Giuliana di Norwich (morta dopo il 1416). Ildegarda [ora proclamata “Dottore della Chiesa” (n.d.r.)] si riallaccia alla cristologia sapienziale del cristianesimo primitivo, in cui il Figlio di Dio e la Sapienza divina convergono (cf 1 Cor 1,23‐24). La sua opera maggiore, lo Scivias, descrive la Sapienza rivelatrice di Dio, Sapientia, come figura femminile. Ildegarda afferma che tutto l’universo è formato e sostenuto da questa Sapienza chiamata Creatrix, Caritas et Scientia. Cogliendo così la Sapienza divina come modello di femminilità perfetta, feminea forma, Ildegarda neutralizza la cesura tradizionale tra Dio e l’umanità femminile…» (K.E. BØRRESEN, L’esperienza di una protagonista, in C. MILITELLO ( a cura), Donne e Teologia. Bilancio di un secolo, Bologna 2004, 137s.
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