Suro Campbell (LCWR): per il Vaticano “Il re ha sempre ragione”

37150. WASHINGTON-ADISTA. «Mentirei se scrivessi di non essere rimasta ferita dalla riaffermazione della censura della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr) e per estensione di Network, il gruppo che si occupa di giustizia sociale da me guidato». Non nasconde la propria amarezza suor Simone Campbell, alla testa, appunto del gruppo Network e tra le religiose più note degli Stati Uniti, di fronte alla riconferma di papa Bergoglio delle misure prese dal Vaticano contro le religiose statunitensi, accusate di assumere posizioni distanti dal magistero della Chiesa (v. Adista Notizie n. 16/13).Benché il 6 aprile scorso, infatti, Bergoglio abbia nominato come numero 2 della Congregazione per i Religiosi p. José Rodriguez Carballo, francescano alla testa dell’Unione dei superiori maggiori nonché ministro generale dei frati minori, facendo sperare in un nuovo approccio alla questione delle religiose, osserva la Campbell in un articolo sul Washington Post (19/4), l’incontro tra i vertici della Congregazione per la Dottrina della Fede e dell’Lcwr del 15 aprile non ha fatto che ratificare i provvedimenti presi un anno fa, quando una valutazione dottrinale sull’operato delle religiose sfociò nel commissariamento dell’organismo da parte del Vaticano.
«Dalla mia posizione privilegiata di persona esclusa dalle stanze del potere», si legge nell’articolo, «mi sembra che queste azioni continuino a riguardare la Chiesa e la politica degli Stati Uniti. Le religiose sono un pallone che viene passato tra i diversi dipartimenti competenti della Chiesa. Nessuno di essi riguarda la fede. Le autorità vaticane continuano a dire che apprezzano il nostro lavoro quando svolgiamo un servizio diretto, ma contestano le nostre politiche quando non sono allineate alle visioni intransigenti di alcuni vescovi statunitensi».
In particolare, la censura di Network è legata all’appoggio della riforma sanitaria di Obama del 2010, nella quale i vescovi contestavano il fatto che si parlasse di un sovvenzionamento federale per l’aborto. «Almeno due corti federali hanno espresso il loro accordo con la mia lettura giuridica del progetto di legge, che non individuava alcun fondamento nel testo che prevedesse fondi federali per l’aborto. Noi lo interpretavamo nel modo giusto, e lo staff dei vescovi aveva torto. Ma abbiamo continuato ad essere criticati da loro perché contestavamo pubblicamente».
Per la religiosa, ciò che è in gioco, qui, è la battaglia «per l’inculturazione della nostra fede in una cultura democratica», nella quale esistono diversi approcci possibili e ugualmente legittimi. «Il Vaticano potrebbe trarre vantaggi da un passaggio culturale di questo tipo, ma resta invece ancorato al modello europeo di monarchia dove il re ha sempre ragione e non può accettare opinioni diverse».
Tuttavia, l’impressione che papa Bergoglio comprenda la necessità di un cambiamento in questo senso c’è; che cosa abbia in mente, però, non è ancora dato saperlo. (ludovica eugenio)
da: Adista Notizie n. 17 del 04/05/2013