“Il caso delle suore USA divide la curia vaticana” di Ludovica Eugenio

IL CASO DELLE SUORE USA DIVIDE LA CURIA VATICANA

37152. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Il commissariamento da parte del Vaticano dell’organismo che rappresenta l’80% delle religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious, indagate per posizioni giudicate “femministe”, è avvenuto senza che venisse interpellato il prefetto della Congregazione per i religiosi, il card. João Braz de Aviz, tagliato fuori da una decisione drastica che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha avocato totalmente a sé e che Bergoglio ha recentemente ratificato (v. Adista Notizie n. 16/13). L’accusa proviene dal diretto interessato, il cardinale brasiliano a capo del dicastero competente per le questioni relative alle comunità religiose, il quale l’ha formulata domenica 5 maggio, in occasione dell’assemblea della Unione Internazionale delle Superiore Maggiori (Uisg), in corso a Roma dal 3 al 7 maggio, che ha visto riunirsi più di 800 superiore di comunità religiose provenienti da tutto il mondo. La mancanza di dibattito riguardo alla Lcwr, ha detto Braz, gli ha causato «un grande dolore»: «Dobbiamo cambiare questo modo di agire – ha affermato, secondo quanto riporta il settimanale National Catholic Reporter – migliorando le relazioni». «I cardinali – ha proseguito il prefetto della Congregazione per i religiosi – non devono diffidare gli uni degli altri, non è così che la Chiesa deve funzionare». Braz è stato molto schietto durante l’ora e mezza di aperto dibattito con le religiose, facendo riferimento a tensioni tra queste e i vescovi su questioni di autorità ecclesiastica, obbedienza e prospettive della vita religiosa. Ma non solo: ha anche fatto appello ad un’ampia revisione delle strutture del potere ecclesiastico: «Ci troviamo in un momento in cui è necessario rivedere e correggere alcune cose», ha detto; «obbedienza e autorità vanno rinnovati e concepiti in modo nuovo»; «un’obbedienza che comanda uccide, un’obbedienza che diventa copia di ciò che l’altro dice infantilizza».
Quanto al ruolo delle religiose, Braz, facendo riferimento a un interrogativo posto da Paolo VI durante il Concilio Vaticano II («dov’è l’altro 50% dell’umanità che non è qui?»), ha sottolineato la necessità che il ruolo decisionale delle donne cresca molto nella Chiesa. Il suo dicastero, ha rivelato, è venuto a conoscenza del passo compiuto contro la Lcwr in un incontro con la Congregazione per la Dottrina della Fede avvenuto dopo la diffusione della “Valutazione dottrinale” a conclusione della visita apostolica condotta a partire dal 2009. Durante quell’incontro, Braz disse al prefetto della Cdf, il card. William Levada, che il dibattito tra dicasteri sulla questione sarebbe dovuto avvenire prima. «Obbediremo a ciò che il Santo Padre vuole e a ciò che tramite voi verrà deciso – disse in quell’occasione Braz a Levada – ma dobbiamo dire che questo materiale che doveva essere discusso insieme non lo è stato». Una vera confessione, quella di Braz, che ha ammesso di non aver mai affrontato la questione prima pubblicamente perché «non ho avuto il coraggio di parlare»: «Ho obbedito, ma con una grande sofferenza interiore». Quanto alla nomina, il 6 aprile scorso, del suo “secondo”,  il ministro generale dei Frati minori p. José Rodriguez Carballo (v. Adista Notizie n. 15/13), Braz ha raccontato che il papa gli aveva chiesto una terna di nomi, invitandolo poi a sceglierne uno in particolare: «Io ho detto Carballo, e il papa ha risposto “Va bene”. È un modo meravigliosamente semplice di fare: ho fiducia in te, quindi ho fiducia in Carballo, tutto qui».

Il Vaticano smentisce Braz
Le accuse di Braz sono state impugnate, però, da un comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana, che il 7 maggio ha sostanzialmente smentito il fatto che vi fosse una «divergenza» tra i due dicasteri vaticani. «Questa interpretazione del cardinale non è giustificata», afferma il comunicato, diffuso in inglese. «I prefetti delle due Congregazioni lavorano a stretto contatto conformemente alle loro specifiche responsabilità». Il comunicato dà anche conto di un incontro avvenuto il 6 maggio tra Braz e l’attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Müller, nel corso del quale i due «hanno riaffermato il loro comune impegno per il rinnovamento della vita religiosa, e in particolare per la Valutazione Dottrinale della Lcwr e il programma di riforme che essa richiede, in accordo con la volontà del Santo Padre».
La tensione percepibile tra Lcwr e Vaticano è emersa, però in tutta la sua gravità nella relazione pronunciata dalla presidente della Lcwr, suor Florence Deacon, all’assemblea dell’Uisg, nonostante L’Osservatore romano, nel suo reportage del 7 maggio scorso, non ne faccia minimamente parola, bypassando completamente la voce della religiosa (v. notizia successiva).
L’incontro del papa con le religiose
Ampia copertura hanno avuto invece le parole pronunciate dal papa durante l’incontro con le religiose dell’8 maggio: le suore non devono essere “zitelle” ma madri, la loro fecondità deve esprimersi nella loro vita spirituale. Bergoglio, però, ha fatto anche alcune osservazioni sul concetto di “obbedienza” cui le religiose sono tenute: «L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane. Ricordate che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice (cfr. Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, 12)». (ludovica eugenio)