La fede al tempo della società della conoscenza. “Indicazioni per la semantica religiosa del futuro” di José María Vigil

La fede al tempo della società della conoscenza. Per riunificare il cuore diviso dei credenti
DOC-2523. SãO LEOPOLDO-ADISTA. Barricarsi è inutile: di fronte a un cambiamento di portata inimmaginabile come quello che l’umanità si appresta a vivere – non solo un cambiamento d’epoca, ma una specie di «mutazione genetico-spirituale», una «vera metamorfosi» – l’unica risposta possibile è trovare con urgenza la chiave per costruire una nuova visione che ci permetta di «camminare verso il futuro». È questo un tema caro al teologo della liberazione claretiano José María Vigil, che alla prospettiva di un nuovo “tempo assiale”, inteso come una nuova configurazione religiosa e culturale dell’umanità, ha già dedicato diverse riflessioni (per ricordare solo la più recente, v. Adista Documenti n. 12/13). Invitato a partecipare, dal 2 al 5 ottobre scorso, al XIII Simposio Internazionale dell’Instituto Humanitas Unisinos (l’Università gesuita del Vale do Rio dos Sinos, a São Leopoldo, nel Rio Grande do Sul; www.ihu.unisinos.br) sul tema “Chiesa, cultura e società: la semantica del Mistero della Chiesa nel contesto delle nuove grammatiche della civiltà tecnoscientifica”, Vigil ha ripreso il tema articolando la sua riflessione a partire dal locus theologicus rappresentato da «tutti coloro che avvertono una tensione tra fede tradizionale e appartenenza a una società culturalmente nuova e adulta», che si sentono mancare la terra sotto i piedi o soffrono addittura una sorta di esilio, «senza una Chiesa che possano considerare come casa propria». Seguendo il metodo del “vedere, giudicare, agire” proprio della tradizione teologica latinoamericana, il teologo claretiano si sofferma su quella che individua come «la causa più profonda, più radicale, della trasformazione attraverso cui sta passando la condizione religiosa dell’umanità», che sarebbe appunto «la crescita esponenziale delle conoscenze», quell’esplosione scientifica di cui già il celebre ecotoleologo e cosmologo statunitense Thomas Berry aveva colto il carattere di autentica rivelazione, con la «ristrutturazione della conoscenza» che questo comporta.
E se è proprio all’incompatibilità tra l’epistemologia della futura (ma «in gran parte già presente») società della conoscenza e quella tradizionale delle religioni che si deve il modo schizofrenico in cui tante persone, figlie allo stesso tempo della scienza e della fede, del cuore e della ragione, vivono la loro duplice appartenenza, è urgente, evidenzia Vigil, trovare indicazioni precise per una rielaborazione del patrimonio simbolico religioso, così da riconciliarlo con la società della conoscenza che si avvicina, riunificando in tal modo «il cuore diviso dei credenti».
Una teologia «responsabile», conclude Vigil, deve pertanto raccogliere la sfida di una trasformazione «la cui radicalità supera la nostra attuale capacità di immaginazione», per non perdere la possibilità «di accompagnare questo kairos che forse stiamo attraversando senza saperlo». Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, ampi stralci dell’intervento del teologo claretiano, pubblicato sul numero 76 dei Quaderni di Teologia Pubblica dell’Instituto Umanitas Unisinos. (claudia fanti)

Per visualizzare l’intervento di José Maria Vigil clicca qui: INDICAZIONI PER LA SEMANTICA RELIGIOSA DEL FUTURO