RECENSIONE A “TANTUM AURORA EST” su Studia Patavina 2/2013 (pp. 475-477)

Vi invitiamo a leggere la RECENSIONE di Assunta Steccanella alla pubblicazione

“TANTUM AURORA EST”. Donne e Concilio Vaticano II.
di M.Perroni / A. Melloni / S. Noceti

(Christianity and History, 12), Lit Verlag, Münster 2012, pp. 391, € 36.00.


Tra le numerose pubblicazioni dedicate a commemorare l’evento conciliare nel 50° anniversario, e a rileggerne tanto lo sviluppo interno che il processo di recezione, guadagna un proprio significativo spazio quest’opera, che nasce dall’interesse e dal lavoro del Coordinamento Teologhe Italiane intorno al Concilio e, nello specifico, alla presenza e al ruolo in esso svolto dalle donne. La collaborazione con la Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna «ha consentito di orientare e, al contempo, di qualificare tale ricostruzione affinché la memoria selettiva dell’evento conciliare non condanni all’oblio, come spesso avviene, proprio la storia delle donne» (M. Perroni).

Ne è scaturito un saggio (con prefazione di Herbert Vorgrimler) composto di diciotto contributi attraverso i quali autrici ed autori, provenienti dai più diversi centri di studio, ci consentono di cogliere il filo conduttore che ne ha guidato la ricerca: la tensione ad offrire alcuni elementi per conoscere e comprendere l’intreccio tra il Concilio, la vita delle donne, le trasformazioni che segnavano e segnano la storia del mondo e della Chiesa. In questo senso, come emerge dalla preziosa postfazione, «il caso “donne e teologia” assume il suo vero valore di caso serio nel dibattito sull’ermeneutica del Vaticano II. Tra i segni dei tempi della chiesa conciliare vi è, ancor prima della presenza di una teologia delle donne all’interno del corpus del Concilio, “la vita delle donne come luogo teologico”» (pp. 366-367).

Nella prima parte dell’opera, che si intitola “Non solo Padri: donne al Concilio”, sono raccolti interventi di carattere prevalentemente storico-ricognitivo. In apertura viene delineato il contesto socioculturale del tempo, che consente di rilevare che «la sia pur ridotta e limitata presenza delle donne al concilio è stata preparata da un lungo processo legato tanto alle pressioni esercitate dal mondo civile, quanto alle richieste di un mondo cattolico sempre più attivo ed esigente» (p. 22). Attraverso il confronto con i documenti d’archivio viene poi tratteggiata una prima analisi sulla presenza, l’identità, l’influsso delle ventitré uditrici al Vaticano II. Negli approfondimenti successivi la prospettiva viene ampliata: ci vengono presentate alcune tra quelle figure femminili che, anche al di fuori dell’assise conciliare, attraverso lo studio o la prassi quotidiana e grazie alla loro sensibilità, hanno rivestito la funzione preziosa di canali di trasmissione perché ciò che avveniva al Concilio risuonasse nella vita delle congregazioni religiose, delle associazioni cattoliche, vivificasse l’opera del laicato; la loro azione capillare consentiva anche il profilarsi del percorso inverso, veniva promosso lo scambio fecondo tra vita delle donne e riflessione teologica.

«Una ricerca sul significato che il Vaticano II ha avuto per le donne, credenti e non, non comporta però soltanto una visita nell’archivio della memoria, sia pure per compiere un coraggioso restauro di immagini del Concilio ormai sbiadite. Il Vaticano II rappresenta un inizio, un’aurora, anche per quanto riguarda una ricerca teologica di genere che sia sempre più capace di distinguere tra differenza e discriminazione e tra prospettiva e recriminazione» (p. 17). Con questo intento si sviluppa la seconda parte del testo, intitolata “Parole del Concilio sulle donne”. Anche questa sezione si apre offrendo alcune coordinate interpretative, non più di carattere socioculturale ma teologico: l’emergere della teologia della storia viene individuato come sfondo capace di promuovere «una disposizione positiva verso gli accadimenti e un’apertura fidente e grata verso il nuovo» (p. 217), che favoriva tra l’altro l’ammissione delle donne ai lavori conciliari. La questione femminile viene poi collocata in prospettiva trinitaria e battesimale, con ripetuti e significativi richiami ai testi del Concilio: l’imago Dei di cui uomini e donne sono egualmente partecipi, la riscoperta della soggettualità battesimale dei christifideles, il dibattito sul sacerdozio comune e sui carismi, l’accoglienza della categoria di popolo di Dio, «hanno veramente identificato in modo nuovo i soggetti ecclesiali» (p. 242), nonostante non sia stato e non sia ancor oggi facile incarnare nella prassi, in senso inclusivo, queste splendide acquisizioni. In tale chiave vengono messi a tema alcuni snodi centrali nella vita della Chiesa, tra cui vita religiosa, missione, laicato e liturgia, matrimonio e nuzialità, ministero ordinato alle donne. In particolare, in tema di matrimonio e nuzialità viene sottolineata la portata innovatrice del Concilio: uno spartiacque per quanto concerne la struttura del matrimonio canonico, che viene letto attraverso la categoria dell’alleanza e non del contratto, nel rapporto paritario e non gerarchico;  senza indicazioni pregiudiziali di ruoli e senza richiami alla sottomissione della donna, il Concilio (Gaudium et spes) pone l’accento sulla relazione, «fa emergere la soggettualità delle persone implicate, la responsabilità individuale e reciproca dell’uno verso l’altro» (p. 316). Riguardo alla discussione sull’ordinazione femminile, invece, si rileva come in Concilio non venga sollevato «l’interrogativo sulla possibilità e sull’opportunità di un’ordinazione ministeriale» (p. 321), neppure da parte delle uditrici. Tuttavia la riflessione conciliare sul ministero ordinato, nel suo radicamento ecclesiale ed ecclesiologico, viene considerata con grande attenzione: «solo su questa piattaforma interpretativa che contempla il ministero nel suo complesso, come il Concilio lo ha ridisegnato, è possibile porre la domanda sull’ordinazione delle donne, senza che essa venga ad essere immediatamente appiattita sul solo dato sacerdotale» (p. 329).

La ricerca che consideriamo ha il pregio di non consentire che prevalga, pur nelle necessarie annotazioni critiche, il tono rivendicativo. Inoltre la scelta di dare voce anche all’azione quotidiana e silenziosa delle donne, rilevando l’osmosi tra vita e riflessione teologica in e oltre il Concilio, si delinea come via promettente per valorizzare il contributo femminile in ambito ecclesiale, senza necessariamente costringerlo soltanto entro il canale dell’istituzionalizzazione. Guardando al Vaticano II come momento aurorale, capace di illuminare anche le scelte del presente, la riflessione si sviluppa quindi a tutto campo, nella prospettiva di un’autentica comprensione e promozione del ruolo delle donne nella vita della Chiesa.

Un piccolo rilievo: è notevole la mole di rimandi bibliografici in nota e prezioso l’indice dei nomi che ne offre una prima sistematizzazione; si avverte però la mancanza di una bibliografia ragionata sul tema.

Assunta Steccanella