Giancarla Codrignani: LETTERA A SUA SANTITA’ SUL GENDER

caro Papa Francesco,

le avevo già scritto una lettera aperta pochi mesi dopo la sua elezione quando si vociferava della sua intenzione di inserire una donna nel collegio cardinalizio. Può darsi che non abbia mai ricevuto quel messaggio, in cui mi permettevo di ricordarle che non si rimedia alla mancanza di parità di genere nella Chiesa applicando alle donne il modello unico maschile. Potrei ripetere l’invito a sollecitare la Commissione di Studio per il Diaconato a decidere previamente se dovrà fare riferimento alla diacona Febe, evidentemente consacrata con l’imposizione delle mani, o alle diaconesse presenti a Nicea che fungevano da sagrestane.

Tuttavia il problema è un altro e riguarda il gender e la presunta “teoria del gender” due cose ben distinte, di cui la seconda si diffonde a danno della prima. La (presunta) “teoria del gender” è un’invenzione di ambienti cattolici conservatori che non accettano neppure i contenuti dell’Amoris Laetitia e che interpretano le diverse modalità sessuali degli esseri umani morbosamente come innaturali e devianti, mentre dovrebbe essere chiaro che il peccato non le abita costitutivamente. Nonostante la sua sia l’esperienza di uomo celibe, non avrà difficoltà a pensare normale che un bambino possa voler giocare con la bambola e una bambina a pallone. Le assicuro che non esistono scuole in cui si insegni che le differenze sessuali sono velleità a capriccio; capita invece ancora che si reprima il maschietto che, appunto, gioca con le bambole, come ci si meraviglia che i più piccoli nemmeno si accorgano dei diversi colori della pelle degli amichetti africani e che siano educabili alla disponibilità con i piccoli handicappati; fortunatamente non si legano più le manine dei bimbi nati mancini e, perciò, legati a Satana. Si insegna invece che siamo tutti uguali e diversi allo stesso tempo e che tutti e tutte hanno valore. Tutti e tutte perché, come per il colore della pelle, i “generi” nella logica linguistica non cambiano e al battesimo o all’anagrafe siamo tutti registrati come Mario o Maria. Nella storia è andata che Mario si è preso il ruolo del comando e ha costruito la subalternità di Maria. Una vecchia storia nemmeno più scandalizzevole perché femminista, che ha definito il GENDER. L’uomo (maschio) non ama analizzare la tipicità del proprio genere, mentre le donne nel rivendicare la propria libertà e cultura hanno orientato la politica internazionale appunto sul gender e tutti gli organismi e le agenzie dell’Onu, del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali con il termine gender (italiano “genere”) indicano le politiche dei diritti femminili. Può non piacere alle chiese che vengano riconosciuti alla donna i diritti riproduttivi, ma è materia relativa al genere e la “teoria del gender” serve solo ad annullare il valore che le donne vengono assumendo in tutte le società e in tutte le chiese.

Se qualche bambino gioca con la bambola forse crescerà meno violento nei confronti delle donne e, forse, meno disposto alle guerre: è il buono dell’educazione di genere, aperta all’autentica uguaglianza tra glli umani comprensiva di tutte le differenze.

Mi perdoni il richiamo al rispetto dei diritti delle donne: sono loro che fanno i bambini e sanno che sono davvero tutti uguali e privi di caratteristiche che li rendano inumani. Lei è il Papa della misericordia e, soprattutto, del discernimento: comprenderà certamente considerazioni che non sono solo mie.

Con affettuoso rispetto
Giancarla Codrignani