Diaconato e diaconia. Per essere corresponsabili nella chiesa

Oltre 200 persone, provenienti da tutta Italia, si sono ritrovate il 28 ottobre a Vicenza per una giornata di studio su “Diaconato e diaconia. Per essere corresponsabili nella Chiesa”, organizzata dalla Pia società San Gaetano, dal Coordinamento delle teologhe italiane, dal Centro documentazione e studi “Presenza donna” delle suore Orsoline, dalla Comunità del diaconato in Italia e dalla Diocesi locale. L’iniziativa aveva lo scopo di riflettere sull’esperienza seguita alla reintroduzione del diaconato permanente da parte del Concilio Vaticano II, cogliendone in particolare le potenzialità inespresse e individuando strade da percorrere per dare concretezza a una più generale corresponsabilità ministeriale nella Chiesa di oggi.

Dopo l’introduzione di don Dario Vivian, docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica del Triveneto, e alcune testimonianze in video su esperienze di diaconia e corresponsabilità, Serena Noceti, ecclesiologa e vicepresidente dell’Associazione teologica italiana, ha proposto una fondazione scritturistica del tema attraverso l’esegesi di Ef 4,11-16, sottolineando come l’unità plurale della Chiesa, concepita a immagine della Trinità, sia un dinamismo mai concluso in cui tutti i credenti sono coinvolti e compito dei diversi ministri sia quello di prepararli alla diakonia. Su questa linea si è mosso quindi p. Alphonse Borras, vicario generale della diocesi di Liegi e professore emerito all’Università Cattolica di Lovanio, che si è soffermato sullo specifico del diacono, inviduandolo nell’essere garante della apostolicità della fede vissuta (così come il vescovo e i presbiteri lo sono di quella della fede professata), nell’abilitazione al servizio di tutti con l’autorità di Cristo e il potere dello Spirito (così come il vescovo e i presbiteri lo sono alla presidenza della comunità) e nel fungere da propulsori della diaconia della Chiesa e dei fedeli.

A concludere la mattinata è stato don Luca Garbinetto, pastoralista e presbitero della Pia società San Gaetano, il quale ha richiamato la necessità di prendere consapevolezza che solo una relazione quotidiana col Dio Uno e Trino permette di costruire relazioni e di generare organismi di autentica corresponsabilità fra tutti i membri del Corpo di Cristo. Dalla diaconia di Dio deriva la diaconia della Chiesa, tratto caratterizzante della comunità cristiana nel mondo.

Il pomeriggio è stato aperto da Cettina Militello, direttrice della cattedra “Donna e Cristianesimo” della Pontificia Facoltà Teologica Marianum, la quale, partendo dall’articolazione molteplice della sollecitudine ecclesiale attestata per uomini e donne in Rm 16, ha evidenziato come la una prassi inclusiva sia andata persa dall’affermarsi del modello “imperiale” della Chiesa fino al rilancio della prospettiva comunionale e sinodale del Vaticano II. Essa chiama uomini e donne all’annuncio e alla testimonianza, alla partecipazione piena e cosciente alla vita liturgica, al consapevole farsi carico della comunità e del mondo secondo le priorità suggerite dallo Spirito. La “Chiesa che verrà”, nella quale uomini e donne si ritrovano partner alla pari, dovrà dunque essere declericalizzata, degerarchizzata, decentrata, capace di esprimersi secondo le diverse culture e dare priorità ai poveri tramite la solidarietà, l’uscita da sé e il servizio. Infine don Matteo Cavani e don Federico Manicardi, preti della diocesi di Modena, hanno raccontato la loro corresponsabilità pastorale realizzata a partire dall’esperienza di vita comune condivisa con altri dieci presbiteri. Il dibattito, coordinato da Cristina Simonelli, patrologa e presidente del Coordinamento delle teologhe italiane, ha approfondito aspetti teorici e pratici della questione, dal rapporto tra presbiteri e diaconi alla necessità di evitare il ricostruirsi di “nomenklature ecclesiastiche”, sia pure allargate, dalla marginalità del diaconato nelle Chiese locali alla possibilità di un ministero diaconale esercitato in coppia con la moglie.