Abstract Anna Carfora
La pandemia favorisce una reinterpretazione del digiuno, pezzo forte e dimenticato del periodo quaresimale. Digiuno non di pane ma che investe la relazione nella sua fisicità. Un digiuno non ascetico, indotto dalle circostanze ma che può essere scelto, nella misura in cui lo si può vivere come digiuno di responsabilità e di compassione, un digiuno di solidarietà che porta a riscoprire la coralità della condizione umana e che diventa politico nella misura in cui obbedisce alla necessità di un grande impegno collettivo.