Lucia Vantini racconta il Seminario CTI
Da dove viene per le donne l’autorità teologica di assumere e di far circolare un discorso differente e per certi aspetti anche nuovo?
Exousia – autorità – è la parola che ci ha convocato a Roma il 7 maggio, certamente in continuità con quella forza che il vangelo di Marco riconosce a Gesù e non agli scribi (Mc 1,22), ma anche con un forte radicamento nella serie di testi che porta lo stesso nome e che il CTI sta pubblicando con San Paolo. Di questi, è appena uscito un volume che non dovrebbe mancare nelle nostre librerie: Percorsi di cristologia femminista scritto da Milena Mariani e da Mercedes Navarro Puerto con traduzione di Cristina Simonelli. Il volume è stato presentato il 6 maggio alla Facoltà Valdese, durante un seminario degli autori e delle autrici, organizzato da Simonelli, che ha felicemente fatto da cornice a quello annuale del CTI.
La parola exousia esprime il fatto che l’esistenza delle cose e degli esseri viventi viene da fuori. Per i femminismi, questo riconoscimento di dipendenza da altro non è affatto una sottrazione, ma una forza che rende capaci di libertà. Sono i legami, infatti, a dare consistenza ed espressività a un soggetto. In questa prospettiva il potere, sul quale spesso le teologie femministe vengono schiacciate da chi non le conosce o non le capisce, si trova riconfigurato come potere-di-autorizzare altre e altri in una trama di parole, simboli, gesti e pratiche che mira alla condivisione anche quando inevitabilmente si aprono conflitti.
Ne abbiamo parlato al nostro seminario annuale, finalmente in presenza, svoltosi presso l’Auditorium della Pontificia Facoltà Antonianum.
Il seminario si è aperto con una sapiente relazione di Cristina Simonelli sulle Pratiche di exousia. Le ha fatto da discussant Alice Bianchi, che con lucidità e originalità ha mostrato a tutte/i la bellezza e l’importanza del dialogo tra generazioni. Sono poi seguiti due focus altrettanto interessanti: uno di Silvia Zanconato sulle cause, modalità e conseguenze delle narrazioni in cui si evocano gli inizi, sullo sfondo del terzo volume della serie Exousia, In principio, scritto da Marinella Perroni e da Ursicin Derungs; l’altro sul potere delle parole, che Rita Torti ha magistralmente spiegato in un intreccio complesso e intenso, seguendo quel contrasto tra luci e ombre che si dà quando le voci incontrano la vita e il mondo.
La seconda parte della giornata si è avviata con la profonda relazione di Milena Mariani, dal titolo Pensare la cristologia da altrove. È stata l’occasione per ricordare l’ottimo lavoro sopra menzionato, ma anche per aprire nuove questioni. Le molte e dirompenti domande sollevate dalla teologa e pastora battista Elizabeth Green, infatti, hanno subito mosso con grande vivacità e puntualità un ulteriore dibattito. I due focus seguenti si sono perfettamente inseriti in questo scambio: Simona Segoloni ha trattato della maschilità di Gesù ponendo il problema della sua interpretazione simbolica, mentre Donata Horak ha riportato l’attenzione sull’ecclesiologia di genere, che di quelle interpretazioni risente e che lei, con Andrea Grillo, ha già ben affrontato nel secondo volume della serie, L’ecclesiologia alla prova del genere.
Certamente un seminario non è solo l’insieme degli interventi dal tavolo delle relatrici, ma è anche il frutto del vivo dibattito suscitato dalle persone presenti e da quelle che seguivano on line. E che dire di ciò che è avvenuto tutt’intorno e che è arrivato fino ai tavolini del bar e alle tavole più grandi dei pranzi e delle cene? Per tutto questo, un sentimento di speciale riconoscenza a Renata Bedendo per l’importante lavoro che, coadiuvato dalla sorella Manola, ha fin qui realizzato. Un grazie particolare anche a Presenza Donna che, attraverso Federica Cacciavillani, ha dato un contributo logistico e artistico di grande qualità.
L’exousia, dunque, viene certamente dalla competenza teologica, ma questa si radica sempre nelle storie del passato, si nutre del bene presente, e vive di una scommessa sul domani lasciando intravedere una trama di legami che fanno la differenza. Così è stato sperimentato anche nella preghiera finale guidata dalla pastora Elizabeth Green, incrociando le nostre voci.
Lucia Vantini