Sintesi ATI: 28-30 dicembre 2006

Sintesi del XVII Corso di Aggiornamento per Docenti di Teologia Dogmatica

Il corpo alla prova dell’antropologia cristiana

Roma, 28-30 dicembre 2006

Dal 1991 l’ATI
organizza ogni anno un corso per docenti di teologia dogmatica, gli
argomenti si sono riferiti a diversi trattati – cristologia,
ecclesiologia, escatologia
– oppure a problemi teologici molto dibattuti – giustificazione,
peccato originale, monoteismo – ed anche a problemi di grande attualità
– religioni, recezione del Concilio Vaticano II. Fra questi ultimi si
trova anche il tema dell’ultimo corso: il corpo alla prova
dell’antropologia cristiana.

 

Programma:

               Giovedì 28 dicembre 2006

               Giannino PIANA

Dal corpo "rimosso" al corpo "tentato". Riflessione antropologico-etica

               Andrea DALL’ASTA, La ricerca artistica contemporanea del corpo umano

               Venerdì 29 dicembre
2006

               Cristina SIMONELLI

La luce emanava dalla bellezza del suo corpo (Greg. Nissa, Vita di Macrina 29).

Corporeità tra dualismo ed unificazione nelle tradizioni patristiche

               Paul GILBERT, s.j.

Intelligenza vissuta del corpo e scelta categoriale.

Dall’ilemorfismo aristotelico (Tommaso d’Aquino) all’oggettività moderna (Cartesio)

               Paolo GAMBERINI, s.j.

Caro cara. La ‘grazia’ del corpo.

Per una grammatica cristiana della carne

               Elmar SALMANN, o.s.b.

Il corpo segnato.

Come laboratorio di una presenza indicibile

               Sabato 30 dicembre 2006

               Franco Giulio BRAMBILLA

Il corpo alla prova dei manuali di Antropologia Teologica

 

Il corso si è aperto con la relazione di Giannino Piana, chiamato a dare un quadro generale della questione. La sua relazione si è articolata in quattro parti:

Excursus
sulla tradizione occidentale segnata dal dualismo al punto tale da far
dimenticare
al cristianesimo l’antropologia unitaria della Scrittura. Si accennano
anche ad alcune forme di monismo più recenti: Feuerbach per il quale
l’uomo coincide con il corpo; il materialismo francese con la
concezione
del corpo macchina; il monismo spiritualista per il quale il corpo è
solo immagine-maschera della realtà che gli sta oltre.

Analisi
del pensiero fenomenologico. Il punto centrale del valore della
riflessione fenomenologica sul corpo è il legame fra
corpo e persona, in quanto il corpo viene descritto come realizzazione
della storia della persona. Merita una particolare menzione G. Marcel
secondo il quale il corpo è luogo del costituirsi dell’identità
soggettiva,
luogo della relazione perché è il corpo l’orizzonte in cui riconosco
l’altro come persona, luogo di intersezione con il mondo, luogo di
significato dell’essere, interpretato passando per la caducità
del corpo.

Individuazione dei limiti del pensiero fenomenologico:

a) insufficiente valutazione della caducità-tragicità-ambiguità del corpo. Il corpo è
luogo dell’esperienza del dissolvimento. È possibilità e limite, anzi il limite è il luogo in cui la possibilità prende senso;

b) riduzione del corpo a corporeità, dimensione subordinata alla coscienza senza più spessore materiale
e biologico.

Proposta:
adottare una razionalità simbolica per superare l’ambivalenza senza
eliminarla, infatti il simbolo può mettere
in relazione realtà diverse in una prospettiva di apertura. Se nel
corpo convivono libertà e condizionamento allora l’etica deve essere
sempre situata e il dato materiale non si può ignorare come se
fosse indifferente. C’è una realtà significativa del dato materiale,
altrimenti se tutto è cultura non si può risolvere né la questione
teologica né quella bioetica. [aggiungiamo:
e quella femminile?]

 

Intervento di Andrea Dall’Asta sull’arte contemporanea da cui emerge l’inquietante tendenza a fare del proprio corpo l’opera d’arte martoriata
e sfigurata alla ricerca della propria identità.

 

Relazione di Cristina Simonelli, La
luce emanava dalla bellezza del suo corpo (Greg. Nissa, Vita di Macrina
29). Corporeità tra dualismo ed unificazione nelle tradizioni
patristiche.

 

Paul Gilbert
ha poi analizzato il pensiero di Tommaso d’Aquino sul corpo e quello di
Cartesio. Decisamente più significativa ci pare l’analisi del pensiero
di Tommaso presentato come un innovatore
perché capace di rileggere la tradizione aristotelica abbandonando il
dualismo. Infatti per Tommaso il corpo è sempre in rapporto con l’anima
razionale, quindi non è solo un dato materiale, come accade
con il corpo degli animali la cui forma è appunto l’anima animale. La
forma dell’uomo è dunque il modo di essere intellettivo della materia.

 

Paolo Gamberini
fa poi un quadro generale [e anche generico, non presenta una sintesi
originale] della teologia del corpo. Accenna all’antropologia biblica e
si sofferma sulla centralità del corpo nell’evento
cristiano, dal momento dell’incarnazione infatti il rapporto con Dio
avviene attraverso la carne: Gesù salva toccando, Gesù si dona nel
corpo e risorge, dona lo Spirito perché gli uomini siano uniti
al suo corpo. Afferma poi che la fede ha il corpo al centro:
incarnazione, resurrezione (se non risorge il corpo biofisico, quale
allora?), assunzione, sacramenti, concretezza della carità nella vita
cristiana. Ultimo
cenno all’eucaristia: il corpo diventa dicibile in quanto pane che si
dona.

 

Elmar Salmann
fa una relazione brillantissima, evocativa, capace di toccare molti
aspetti, ma di sciogliere pochi nodi. Il cristianesimo è presentato
come la religione del corpo infranto e viene fatto
un
excursus nella Scrittura e nella tradizione per evidenziare questo aspetto. Alcuni cenni si hanno anche sull’ambiguità del corpo
e sui tentativi fatti di integrare in teologia la realtà del corpo che rimane più misteriosa dello spirito.

 

Franco Giulio Brambilla
ha chiuso il corso. L’esame dei manuali di antropologia teologica
risulta abbastanza deludente riguardo il corpo, essi infatti non
riescono a discutere dell’
imago a partire dal corpo, mentre la passività del corpo, ovvero il suo essere-dato, permette di riconoscere l’alterità della libertà
e di entrare nella relazione che costituisce l’identità e che non va pensata solo storicamente, ma radicata nell’
imago.

Esamina poi il pensiero contemporaneo sul corpo in quattro filoni fondamentali:

neuroscienze (il limite più grande è di voler trovare il luogo fisico del contatto fra mente e corpo);

psicologia (solo accennato e non svolto);

pensiero
tedesco della posizione dell’uomo nel mondo come apertura a questo,
individuabile tramite le scienze che studiano il comportamento
degli organismi viventi (applicare questa idea all’antropologia
cristiana, come ha fatto Pannenberg ha il rischio di vedere l’identità
umana come risultato della storia dell’uomo, sottovalutando la libertà
e riducendo l’
imago al compimento escatologico dell’identità umana);

corpo
vissuto o corpo proprio (fenomenologia), il quale acquista un ruolo in
vista del costituirsi dell’identità e della coscienza
(si supera così la concezione spiritualista del corpo). A tale ruolo va
aggiunta la necessità di riflessione sull’autodeterminarsi del soggetto
nella forma della coscienza credente.

Il corpo si conosce come dato da altri (questo essere-dato assume varie forme: generazione, differenza sessuale,
differenza sociale) e si determina nella storia.

 

Il
corso è stato interessante, diversi gli elementi importanti richiamati,
di grande qualità la relazione
di Brambilla e l’affermazione centrale, desunta dalla riflessione
fenomenologica, per cui il corpo sarebbe determinante per il
costituirsi dell’identità del soggetto.

 

[Se
questo è vero però occorre rispondere subito ad una domanda: in che
modo la differenziazione sessuale,
che non si può sottovalutare nella sua concreta dimensione biologica e
materiale, entra nella costituzione dell’identità umana e quindi
nell’autodeterminazione della coscienza credente? In altri termini che
significa l’essere maschio o femmina per il costituirsi della persona e
il determinarsi della coscienza credente?]

                                                                                
Simona Segoloni (Perugia)