“Il corpo è
registrazione del peccato; ciascuno di noi diventa il suo male, il suo egoismo,
l’odio che nutre, la paura che lo sorprende. Tutto viene registrato nel corpo e
ritrasmesso con la propria presenza agli altri. Ogni uomo è la sua storia
personale non solo nel bene, nell’amore accolto, ma anche nel male.(…) Così il
corpo può diventare l’ologramma del male di una società, dei suoi desideri,
delle sue ansie malsane, dei suoi odii. Così il male attraverso i corpi si
comunica e dilaga. (…) La fede nella immacolata concezione di Maria e nella
perfezione originale di Gesù Nazzareno esprime appunto questa convinzione di una
fedeltà così attenta alle leggi della vita in crescita così da realizzare
l’annullamento delle forze negative del male. Quando ciò avviene il corpo
diventa non solo espressione di tentativi riusciti della vita, ma anche residuo di errori storici e decadimenti personali. Per questo il corpo costituisce la
possibilità di fallimento radicale della vita; è il luogo del rischio. La morte
può sopravvenire e trovare un corpo vuoto di energia vitale; chiamare un nome
cui non risponde un volto definitivo; pronunciare parole che restano senza
eco”.
C. Molari, Darwinismo e teologia cattolica, Borla,
Roma 1984, pp. 124-125.
Il corpo in
quanto promessa di vita è dunque anche il luogo della morte. In che relazione
si pongono la natura umana e l’ordine ‘sopranaturale’ e come chiarire la natura
del male morale?