“La Sacrosantum concilium non vuole che i
fedeli assistano alla liturgia «come
estranei e mutui spettatori» (n.48), ma come membri attivi e partecipanti
coscienti. Nell’ assemblea liturgica non ci sono spettatori, ma solo attori;
essa tende a un’umanità interiore ed esteriore che, lungi dall’alienare la
libertà di ciascun membro, ne è il frutto sotto la mozione dello Spirito. Per
questo, scoperto il valore dell’assemblea come espressione viva della Chiesa
soggetto attivo della liturgia, è necessario far di tutto per raggiungere non
solo una partecipazione attiva, ma anche consapevole, pia e interiore.
m.augé, Liturgia. Storia, celebrazione, teologia,
spiritualità, Edizioni
San Paolo, Cinisello Balsamo 1992,71.
Per arrivare a realizzare questo ideale,
sembra necessaria un’adeguata pedagogia, che prepari l’assemblea tutta e
ciascun partecipante a sentirsi e ad essere protagonista. Che cosa stiamo
facendo verso questa direzione?
La celebrazione, inoltre ,è pensata per
poter raggiungere tutti?
Simona Baccani