“ Nella fenomenologia dell’esperienza religiosa, l’incontro tra realtà divina e realtà umana sembra doversi verificare in maniera eminente in certi tempi, in certi luoghi, in certe azioni, in certe intuizioni e visioni. Tali eventi – ritenuti fondamentali e originari – saranno poi fatti rivivere nell’illimitato dispiegarsi dell’espressione simbolica.
Si è visto come nella concezione dell’Antico Testamento il termine ‘santo’costituisca, nella pienezza del suo significato, un attributo esclusivo e incomparabile di Dio. Se l’espressione può estendersi al suo popolo (e ad alcune persone in particolare: il sacerdote, il consacrato), al Tempio, all’Arca dell’alleanza, all’altare, alla festa del sabato – ciò avviene in quanto questi sono segni tutti dell’esistenza, della presenza e dell’azione salvifica di quell’ Unico Santo.”
M. C. Minutiello, Specchi del sacro. Forme del simbolismo nelle religioni, Vincenzo Grasso Editore, Padova 2012, 59.
E’ ancora plausibile e soprattutto necessario scandire la separazione tra spazio-tempo sacro e spazio-tempo profano?
Simona Baccani