36722. YORK-ADISTA. Ormai ci siamo. Dopo anni di aspre discussioni e di divisioni pericolose che hanno messo a dura prova l’unità della Comunione anglicana (80 milioni di fedeli in tutto il mondo), tutto sembra far pensare che la Chiesa d’Inghilterra sia prossima a varare la consacrazione episcopale femminile. Il 21 maggio scorso, infatti, i vescovi anglicani della House of Bishops del Regno Unito, riuniti a York, hanno dato la loro approvazione a due emendamenti alla legislazione – già approvata lo scorso anno con 42 voti positivi delle diocesi su 44 – che potrebbe consentire l’introduzione delle prime donne vescovo entro il settembre 2013. Tali emendamenti, infatti, sono stati giudicati modifiche non sostanziali al testo originario (approvato per la prima volta nel 2008). Il primo di essi riguardava il tema della delega di alcune funzioni, da parte del vescovo, a un altro vescovo, pur mantenendo il primo piena autorità su tutte le sue parrocchie; il secondo, la condotta a cui i vescovi devono attenersi quando una parrocchia richieda formalmente di non essere guidata da una donna vescovo.
La legislazione, in effetti, mette già in preventivo una soluzione per le parrocchie indisponibili ad accettare l’autorità di una donna. A queste, infatti, sarà possibile chiedere esplicitamente di essere guidate e amministrate da un uomo, destinato tuttavia ad essere delegato in ogni caso da una donna.
Compiuto questo passo, il cosiddetto “gruppo dei Sei” – sei autorità del Sinodo generale, tra cui gli arcivescovi di Canterbury e York – si è riunito per esaminare, e approvare, i due emendamenti al testo che ora verrà inoltrato al Sinodo generale (in programma per il prossimo luglio) per l’approvazione definitiva. In quella sede, il Sinodo non potrà più modificare la bozza: dopo un dibattito generale, avrà luogo la votazione; l’approvazione richiederà i due terzi di ognuna delle tre Camere (pastori, vescovi e laici). Nel caso di un “sì”, il passo successivo sarebbe l’approvazione da parte del Parlamento e l’assenso della regina. Diventerebbe legge entro la fine dell’anno, anche se non entrerà in vigore finché il Sinodo non approverà il Codice di Condotta.
L’Inghilterra non sarebbe la prima provincia anglicana a introdurre le donne nell’episcopato. Canada, Australia e Stati Uniti hanno già preceduto la loro Chiesa “madre” su questo terreno, aprendo la strada a gravi dissensi con altre province, ugualmente refrattarie a parlare di ordinazione di persone omosessuali.
Ai conservatori che non accettano questa novità resta sempre la scelta di staccarsi dalla loro Chiesa e di raggiungere quella cattolica, che ha offerto loro “ospitalità” grazie alla creazione di un apposito Ordinariato, previsto dal Vaticano nel 2009 con la Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus, per venire incontro alle insistite richieste di gruppi tradizionalisti della Comunione anglicana di rientrare in piena comunione con il papa, a titolo personale e collettivo, in seguito al disaccordo rispetto agli ultimi sviluppi della Chiesa anglicana, soprattutto alla consacrazione episcopale delle donne e alla benedizione delle unioni omosessuali (v. Adista nn. 108, 123/09 e 93/10). Il primo Ordinariato è nato nel 2011 in Inghilterra, mentre risale all’inizio di quest’anno la creazione di un organismo analogo negli Stati Uniti (con sede a Houston, Texas; v. Adista Notizie n. 4/12). È in programma per il prossimo 15 giugno, poi, l’erezione dell’Ordinariato per l’Australia, dedicata a «Nostra Signora della Croce del Sud»; a darne notizia è stato il presidente della Conferenza episcopale australiana, mons. Denis Hart, arcivescovo di Melbourne. (ludovica eugenio)
da: Adista Notizie n. 22 del 09/06/2012