“Io propongo di parlare della risurrezione della vita, anziché parlare di una
risurrezione dei morti, del corpo o della carne. Quando parliamo del corpo vivo
non intendiamo parlare dell’organismo senz’anima come di un oggetto, ma del
corpo sperimentato, con cui sono soggettivamente identico:io sono corpo, sono
questo corpo, questa è la mia forma corporea e la storia della mia vita. Vita
significa in questo senso la vita vissuta, approvata amata e accettata. Che
succederebbe se nella professione di fede parlassimo della vita vissuta? Allora
accetteremmo anche la morte come parte della vita e crederemmo nella vittoria
della vita sulla morte. Allora potremmo comprendere che la vita eterna sarà
vissuta in una corporeità trasfigurata. Dio é infatti “apparso nella carne” ,
e se incontriamo Dio nella vita vissuta, come non dovremmo incontrare nella
morte il Dio che risuscita?! Arriviamo cosí alla rilevanza della speranza nella
risurrezione per la vita corporea qui sulla terra: chi ama la vita alla luce
della speranza della resurrezione, diventa capace di essere felice. Tutti i
sensi diventano vigili, e l’intelletto e il cuore si aprono alla bellezza di
questa vita”
J. Moltmann, Etica della speranza, Queriniana, Brescia 2010, pp. 130-131.
Possiamo parlare di un passaggio da quello che era il distacco mistico dal
mondo dei sensi ad un nuovo risveglio dei sensi e della vita, di un
corpo liberato grazie alla vita dello Spirito di Cristo?
Lucia Magrini