La firma di Anna Foa – Giacomo Galeazzi su Facebook

La storica ebrea Anna Foa sostituisce la giornalista (di sinistra) Ritanna Armeni nell’incarico di co-coordinatrice, con Lucetta Scaraffia, dell’inserto rosa dell’Osservatore Romano «Donne Chiesa Mondo». Il mensile continua così la sua ricerca di un dialogo assolutamente libero e fuori dagli schemi tra il mondo femminile (la Scaraffia come altre redattrici ha un passato femminista) e la Chiesa Cattolica. Un lavoro culturale iniziato per impulso di Benedetto XVI e che si è sviluppato con Papa Francesco il cui carisma ha un gran seguito anche tra le lettrici del supplemento, che pubblicherà nel 2016, iniziando con Sara, la moglie di Abramo, una serie di approfondimenti sulle donne della Bibbia.

La linea del mensile è ben spiegata dall’editoriale di questo numero, che sottolinea come «l’immagine che riceviamo da ogni cerimonia vaticana, qualsiasi riunione di alto livello che si occupa del futuro, qualsiasi momento di comunicazione con l’esterno, è che siamo di fronte a un mondo rigorosamente maschile, nel quale non esiste collaborazione con donne. Le donne, e ben si sa che sono molte e indispensabili nella vita della Chiesa, non compaiono, non si sente la loro voce, e quindi spesso si deduce un po’ frettolosamente che obbediscano in silenzio».

Ma, si legge nel corsivo firmato dalla Scaraffia, «per fortuna, invece, non è così: non solo negli anni più recenti, ma in tutta la millenaria storia della Chiesa la collaborazione fra donne e uomini è stata importante e fruttuosa». La promessa «delle signore dell’Osservatore» e quella nei prossimi numeri di presentare «altre esperienze vive e oggi in crescita di collaborazione fra i sessi, ma anche storie del passato, importanti perché rivelano le antiche radici di questo lavorare insieme, nella Chiesa e per la Chiesa. Prenderne atto è molto importante, perché è il primo passo per pensare a una Chiesa più viva e calda, una Chiesa che non si limiti a difendere la differenza, ma la scopra al suo interno, e decida finalmente di viverla in tutte le sue forme vitali».