Auguri di Pasqua

Quest’anno vorrei augurare buona Pasqua riprendendo un’autrice che amo molto, Cristina Campo.

Mi ha sempre colpito una frase che si trova in una lettera a Margherita Dalmati: «Faccio dell’oreficeria e invece bisogna scolpire la pietra».

È il timore che le parole non siano abbastanza e che si perdano nella bellezza intravista o sognata, mentre tutto intorno sembra disfarsi e soccombere sotto i colpi della violenza e dell’indifferenza.

È una preoccupazione che attraversa anche la teologia, sempre alle prese con il problema di dove oggi si possa incontrare il corpo del Risorto: in quali luoghi, con quali compagnie, dentro quali discorsi…

Cristina Campo aveva una risposta: scrivere una specie di Cantico dei Cantici “rovesciato” andando per le piazze e per le vie a cercare quelle e quelli che nessuno ama. Il Cantico «dei senza-lingua». È lì che si può incontrare il Risorto, toccando le ferite dei fratelli e delle sorelle con la mano, con il pensiero, con il cuore e anche con le parole che fanno bene. Che fanno bene come i versi di Emmaus, una poesia in cui la Campo mette in scena quella ricerca appassionata del Cristo, in cui ci viene chiesto di voltare lo sguardo verso il vento perché, sulla terra che trema, esistono ancora «aeroporti di luce»:

Ti cercherò per questa terra che trema
lungo i ponti che appena ci sorreggono ormai
sotto i meli profusi, le viti in fiamme.

Volevo andarmene sola al Monte Athos
dicevo: restano pagine come torri
negli alti covi difesi da un rintocco.

Ma ora non sei più là, sei tra le grandi ali incerte
trapassate dal vento, negli aeroporti di luce.

Nei denti disperati degli amanti che non disserra
più il dolce fiotto, la via d’oro del figlio…

Buona Pasqua!

Lucia Vantini