[2 Maggio 2006] Il convegno europeo Marzo 2006

ImageE’ passato esattamente un mese, ormai, dal Convegno delle teologhe
europee che si è tenuto a Roma dal 30 marzo al 1 aprile sul tema
"Teologhe: in quale Europa?".

Un mese: un tempo lungo, forse.
Dovuto a tante cose: la ripresa della normale attività, le elezioni
politiche, la pasqua …. Dovuto però, soprattutto, a una scelta precisa:
non volevo avere fretta di riprendere la parola. Certo, sarebbe stato
bene ringraziare tutte e tutti per tanti motivi diversi. Abbiamo
vissuto tre giornate straordinarie. La qualità degli spunti offerti dai
ventuno relatori, la ricchezza dei punti di vista espressi nel serrato
e, al contempo, disteso dibattito che ha corredato ogni sessione di
lavoro, l’intensità della partecipazione e l’interesse per ogni attimo
del convegno hanno fatto di queste tre giornate un vero e proprio
momento di grazia. Non è un fatto consueto, almeno per l’Italia, che
centosessanta teologhe provenienti da venti paesi europei abbiano
potuto riflettere e discutere sulle possibilità di un fecondo intreccio
tra vita collettiva e pensiero teologico.

Certamente, le donne
rappresentano oggi un eccezionale vettore di trasformazione per le
società civili come per le comunità religiose. Anche se il superamento
della più ancestrale e forse della più odiosa delle discriminazioni,
quella fondata sul sesso, è ancora soltanto agli inizi, alcuni segnali
di cambiamento sono forti e chiari. Tra essi, l’acquisizione
progressiva di parola autorevole da parte delle donne su se stesse, sul
mondo, sulla storia e su Dio. Non di tutte, forse, ma certamente di
tante.

Prima ancora che essere ascoltate, esse ritengono quanto
mai importante ascoltarsi tra loro: per questo, in fondo, siamo state
capaci di mettere in circolo istanze, progetti, idee, perplessità,
prospettive intorno al ruolo e all’incidenza che la riflessione
teologica può avere sulla vita individuale e collettiva dell’Europa
contemporanea.

Radicate nella storia e nelle istituzioni civili,
accademiche e religiose dei nostri diversi paesi di provenienza,
abbiamo innanzi tutto condiviso l’interesse e la passione per la
ricerca teologica. Provenienti da mondi professionali e religiosi
diversi ma non estranei, abbiamo poi cercato di capire la realtà
sociale, religiosa ed ecclesiale di un’Europa così antica ma, al
contempo, ancora così giovane. E’ pressoché impossibile, comunque,
riassumere in poche battute un dialogo tanto ricco e articolato!

La
consapevolezza che i processi di differenziazione sociale, politica e
religiosa che hanno dato vita, spesso con molto dolore, a un’"Europa
plurale" sono un’eredità straordinaria ma anche molto impegnativa è
stato il punto di partenza per una riflessione lucida e coraggiosa su
un’alternativa, quella tra post-secolare e post-cristiano, che rischia
di imprigionare l’Europa nel suo passato e di distoglierla dall’impegno
di guardare con lungimiranza al suo futuro.

D’altro canto,
l’esigenza di capirsi ormai all’interno di un mondo divenuto
policentrico ha consentito di prendere in esame i processi che hanno
portato l’Europa a generare l’Occidente, ma che non le consentono però
di sparire in esso, nonché le spinte a proiettarsi in modo nuovo oltre
i propri confini storico-culturali e storico-religiosi.

Abbiamo
infine toccato con mano come, rispetto a tutto questo, la ricerca
teologica delle donne, il loro impegno professionale nella società e il
loro impegno pastorale nelle chiese hanno da dire parole autorevoli
perché significative e possono contribuire ad individuare obiettivi
condivisi ed a promuovere scelte di trasformazione tanto necessaria
quanto possibile.

Si tratta di andare avanti. Con lucidità e
fermezza sulle strade già aperte. Anche con creatività e fantasia:
ancora molte possono essere le strade da aprire, ancora molti possono
essere gli impegni da prendere, le possibilità da verificare, le
decisioni da prendere.

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Roma, 2 Maggio 2006