Parte un’iniziativa
Durante il Convegno di marzo, l’onorevole Maria Pia Garavaglia, vicesindaco di Roma, indicava la riflessione su corporeità/sofferenza come una delle sfide rivolte dall’attuale cultura soprattutto all’indagine teologica delle donne.
Pochi giorni dopo, abbiamo ricevuto una precisa provocazione proprio in
questo senso. Una persona che lavora nell’ambito dell’handicap grave,
avendo incrociato il nostro sito, ci ha scritto un messaggio dal titolo
"Teologhe e filosofe cercasi", a cui ha fatto seguito anche un invito a
visitare la comunità TAU di Arcene (tra Bergamo e Milano) dove sono
accolti bambini cerebrolesi gravi.. Marinella Perroni ha raccolto
l’invito. E’ tornata, oltre che fortemente segnata dall’incontro con
quei bambini e con coloro che si occupano di loro, anche con una
concreta ipotesi di lavoro per il CTI. La lanciamo alle teologhe del
Nord, per evidenti motivi di praticità, ma non esclude assolutamente
nessuna che volesse parteciparvi accettando spostamenti un po’ più
faticosi.. Elaborare insieme NON un saggio sull’handicap grave né,
tanto meno, sul male e sulla sofferenza, MA una ricerca sul cammino
interiore imposto dall’incontro con coloro che la bioetica laica nega
come persone, la bioetica cristiana sacralizza e entrambe spingono
oltre i margini della vivibilità realmente umana. Questo incontro
obbliga a METTERSI IN DISCUSSIONE. Dare voce, allora, a questa
discussione che chiama necessariamente in causa antropologia,
filosofia, teologia, spiritualità potrebbe diventare una sfida per le
teologhe del CTI. La responsabile della casa TAU di Arcene, Manuela
Bartesaghi, chiede di arrivare a una "sinergia di teste pensanti" per
domandarsi, di fronte all’handicap grave, cosa significa e cosa
comporta -al di là della retorica teologica alla quale siamo purtroppo
abituati- che "Dio ha scelto ciò che è debole e stolto per confondere i
forti e i sapienti": sa la teologia indicare i significati di questa
"confusione"? Il progetto è tutto da studiare e, comunque, dovrebbe
partire dopo l’estate. Intanto, rilanciamo però l’invito: "TEOLOGHE E
FILOSOFE CERCASI". Il primo passo è quello di costituire un piccolo
pensatoio che si confronti con la più estrema delle sofferenze per
interrogarsi a tutto campo sulla ridefinizione dell’umano imposti dal
disagio e dalla diversità e per immaginare un progetto [forse
editoriale, ma comunque non solo] attraverso cui allargare la
discussione. Chi di voi fosse interessata/o ce lo faccia sapere:
insieme inventeremo come muoverci e cosa fare.