Finestra teologica 10

2. Profondità del carnale

Ѐ curioso – dice a se stessa – che per me lui sia prima di tutto un volto,
e io voglia essere per lui un corpo.²⁰
 
Prima di essere linguaggio, al di là del linguaggio, la voluttà è vertigine. Irriducibile al piacere e anche al godimento, è indissociabilmente sensazione ed emozione. Emozione suscitata dal presentimento di un abisso, di una profondità che non è una dimensione dello spazio ma dell’ esperienza del « senza fondo»
 dell‘essere carnale dell’ altro. L’altro è ordinariamene percepito e incontrato a partire dalla sua forma, dal suo aspetto,dalla sua apparenza. La comunicazione è simbolica e, in complesso, egli appare in modo un po’ disincarnato. Interlocutore, collaboratore, avversario, è prima di tutto come soggetto di parola, di pensiero o di azione che viene incontrato. Predomina ciò che Hegel chiama la «lotta delle coscienze».
Ora ecco che di colpo, talvolta, ci si ricorda dello spessore di questo corpo, della sua densità, della sua opacità, ma anche della sua fragilità, della sua debolezza o della sua vulnerabilità. Nasce il desiderio di conoscerlo in modo non indiretto e simbolico, ma, in modo immediato, totale. «Conoscere in senso biblico»…  Ѐ la nascita del desiderio carnale come desiderio di incarnazione dell’altro… e di se stessi.
 
²⁰A.PIEYRE DE MANDIARGUES, Le lys de la mer, cit. in H. VAN LIER, l’intention sexsuelle, Casterman, Tournai-Paris 1968, 43.
 
XAVIER LACROIX “Il corpo di carne. La dimensione etica, estetica e spirituale dell’amore”
EDB, 1996 Pag 56-57.


Come mettere in evidenza la nostra esperienza spirituale, cioè la salvezza, e nello stesso tempo non negare la esperienza carnale?. In più la teologia dovrebbe indicare la via per superare questo contrasto?.
                                                                                                                              Violana Russo.