Finestra teologica 15

“Se l’uomo ateo può essere mosso dall’angoscia di non essere Dio, l’uomo religioso spesso sembra mosso dall’angoscia di non essere l’unico figlio di  Dio. L’unicità di una fede religiosa non può risiedere nel delirio del  figlio che si ritiene più figlio dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Non può pretendere di far valere con la scusa di scongiurare il relativismo, una presunta oggettività di Dio da imporre a tutti. Perché la creaturalità affidataci come dono dal Creatore ci ha sì costituiti unici, ma in questo dato non si esprime l’unicità di un oggetto, bensì  l’unicità di una relazione radicata in una comunione universale. È una differenza cruciale, la chiave per ripensare tutta l’esperienza delle religioni.[…] Il credente si sente come Abele,  ma cova in sé la gelosia di Caino ed è questo a muoverlo.”

R. MANCINI,  L’umanità promessa, Magnano , Edizioni Qiqajon, 2009 pag. 50

È attraverso la coscienza di avere una relazione unica e in quanto tale misteriosa tra Dio ed il singolo che l’individuo scopre quell’esserci autentico  che lo rende capace  di  non vedere l’Altro come minaccia per sé, ma come semplice fratello?
 
Alessandra Guercio