“Prima la Chiesa faceva dell’immobilità il suo ideale, sotto il nome – un po’ abusivo – di “tradizione”; ora è nel movimento e la prova è che la Costituzione Gaudium et spes, che fu votata, comincia con un’introduzione che mai prima si era fatta nella Chiesa. Questo Concilio è molto nuovo: ha introdotto un’analisi del movimento del mondo. Dice letteralmente: “siamo in un’era nuova” e questa “era nuova” è la provocazione alla mobilitazione della Chiesa. Questa è la rivoluzione che si è fatta! Dunque è ancora attuale, perché il movimento continua: non è ritornare a delle verità eterne, ma trovarle nel mondo. Certo che bisogna avere la continuità, perché la Chiesa viene da Cristo e dagli Apostoli, ma questo è nel movimento stesso. Ora è l’uomo l’oggetto; non è più direttamente Dio. Il cardinale Colombo di Milano, che era un molto conservatore, dice che questo Concilio non è un Concilio di Dio, ma dell’uomo. E il papa attuale [leggi: Giovanni Paolo II] ha detto che l’uomo concreto è la strada della Chiesa. E’ direi quasi il contrario, o almeno complementare, a quello che si diceva prima, l’uomo è il luogo dove la Chiesa […] se stessa, già per il fatto che Dio si è fatto uomo, ora l’uomo è il centro del pensiero cristiano. Questa è la rivoluzione.”
M.D.Chenu, intervista in dvd “Il vento del Concilio” Regia di L. Castellani, Cinecittà Luce.
Si è parlato di dialogo e di ascolto e del fatto che sia l’uomo al centro del pensiero cristiano si ha l’impressione che l’umanità venga guardata con sospetto, che nel tempo questa umanità non piaccia, che quel centro del pensiero cristiano ovvero l’uomo così come è, è un figlio imbarazzante agli occhi di sua madre Chiesa. Il tentativo di superare tale forma di imbarazzo sembra essere quello di strutturare l’uomo entro un forte senso del dovere essere che, però, rimane un astratto. Mi domando se non sia giunto il momento per la Chiesa di leggere l’umanità sotto un’altra prospettiva in particolar specie di risignificare l’umanità tanto da fare in modo che tutti si sentano accolti e se non sia proprio questo sentire che può riporre l’umanità al centro e consentirle di esprimere quella sua vera natura che consiste nella meravigliosa diversità. L’unico grande dovere che abbiamo non è forse quello di domandarci, come cristiani: seppur nella diversità un ebreo, un induista … si sente oggi veramente accolto dalla Chiesa semplicemente per quello che è? non è forse per mezzo di questo sentire che emerge la verità ovvero quello spazio in cui chiunque possa finalmente dirsi di essere arrivato a casa?
Alessandra Guercio