” Sorta come sentimento del mistero e quindi anzitutto come passività, la fede si esercita come atto responsabile della libertà, come proiezione-progetto della libertà: nella fede la libertà si progetta “proiettandosi” in avanti. Un tempo si recitava “l’atto di fede”, ora occorre vivere la fede come atto della libertà.”
V. Mancuso, Io e Dio, Garzanti, Milano 2011, pag. 157.
Se la fede è intesa come atto della libertà, possiamo ancora dirci “pecore” (cioè creature bisognose di una guida attenta e costruttiva) al seguito di un Pastore ?
Barbara Serpi