La finestra teologica 74

“La prassi della Chiesa apostolica dei primi due secoli non é stata sempre concorde nel delineare il profilo ministeriale del predicatore omiletico. Il chiarimento é avvenuto solo successivamente quando si é cominciato a riflettere sul compito che egli é chiamato a svolgere nell’ambito di una celebrazione che si pone al servizio della Parola di Dio e dell’assemblea liturgica. Con il moltiplicarsi delle comunità cristiane, il potere di annunciare il Vangelo fu trasmesso e riconosciuto a tutte le persone che avevano un compito di responsabilità. In tale senso, le indicazioni di Paolo a Timoteo e a Tito sono un punto di riferimento importante per capire come avveniva la trasmissione della Parola di Dio nelle comunità cristiane delle origini (2 Tm 4,1-5)”
M. Paternoster, Come dire con parole umane la Parola di Dio, Las, Roma 2007, p. 27.

Alla luce delle possibili riflessioni sulle lettere di Timoteo e Tito, possiamo considerare questa prassi un irrigidimento legato a una  involuzione come anche una nuova risposta, dovute alla nuova situazione in cui si trovarono le comunità. Quale strada dunque percorrere per poter parlare di una reale fedeltà alla prassi originaria dei cristiani e delle cristiane delle prime comunità?

Lucia Magrini