“Dalla consuetudine dei teologi cristiani con la dottrina paolina della legge e dell’evangelo – spesso terribilmente sbagliata – è nata nella normale coscienza cristiana l’impressione che il cristianesimo sia l’esatto contrario di ciò che viene inteso come Torah.
[…]Ma il discorso della montagna di Gesù non vuole essere che l’interpretazione escatologica e la radicalizzazione della Torah del Sinai e mai è inteso da Gesù come la sua sostituzione con un’ altra Torah, men che meno come la negazione di essa.
La Torah è la forma concreta della salvezza, la sua materializzazione, il suo calarsi nello spessore della realtà sociale con tutto ciò che questo significa. Poiché essa nella « nuova alleanza» è la stessa che già si trova nell’alleanza dell’esodo dall’Egitto – pur presentandosi nel nostro momento storico sotto due modi diversi – può esserci da ultimo solo una Torah, solo un mondo alternativo di Dio che si oppone alle società del mondo strutturate dal peccato; e sempre uno rimane, anche se il mondo cresciuto dalla Torah di Dio è in se stesso così ricco e multiforme come possiamo soltanto immaginarcelo. ”
n.lohfink, L’alleanza mai revocata. Riflessioni esegetiche per il dialogo tra cristiani ed ebrei, Queriniana, Brescia 1991, 98-99.
Nel dialogo tra ebrei e cristiani si è partiti spesso dalla categoria di “alleanza” perché, invece, non recuperare la riflessione sulla“Torah” e farne lo snodo principale di questo possibile confronto? Simona Baccani